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Dati e statistiche

Statistiche sulle dichiarazioni 2020:
nuovi dati arricchiscono il quadro

Cala il numero di contribuenti interessati dagli Indici sintetici di affidabilità fiscale nel 2019 rispetto all’anno d’imposta precedente. È la forza d’attrazione del regime forfettario

Un’analisi approfondita del secondo anno di vita degli Isa e delle dichiarazioni delle persone fisiche titolari di partita Iva, anche in base al  reddito prevalente, presentate dai contribuenti nel 2020 e relative al periodo d’imposta 2019. L’avanzamento dell’indagine, che annovera, in più, le statistiche su registro e successioni è disponibile sul sito del dipartimento delle Finanze.

Gli Isa
Tra i dati più rilevanti, presi in considerazione dallo studio, si distinguono quelli relativi ai contribuenti interessati dagli Indici sintetici di affidabilità fiscale, anche perché il 2019 è stato il secondo anno di applicazione dei nuovi indicatori statistici – e, quindi, di stabilizzazione – e l’ultimo prima dello shock causato dalla pandemia.
Ebbene, nel 2019, il numero di contribuenti Isa è diminuito del 14% rispetto al 2018. L’andamento trae origine, in particolare, dall’adesione di molte persone fisiche al regime forfettario, che esclude l’applicazione degli indici, il cui limite per i ricavi/compensi è stato elevato a 65mila euro dalla legge di bilancio 2019.
In relazione alla distribuzione territoriale, la maggioranza degli interessati dagli Isa nel 2019 – il 52% – è concentrata al Nord, nel Sud e Isole la percentuale scende al 27%, mentre al Centro si colloca il 21% del totale.
Per quanto riguarda, poi, la distribuzione per macrosettore economico, il 53% dei soggetti appartiene al settore dei servizi.

Con gli Isa 2019 i ricavi e i compensi medi dichiarati sono cresciuti del 15,6% rispetto al periodo d’imposta precedente, principalmente a causa delle maggiori adesioni al regime forfettario. Questo perché lo spostamento delle posizioni con minori ricavi/compensi verso il regime agevolato ha incrementato il valore medio dei ricavi/compensi. La categoria che registra il maggiore aumento è quella dei professionisti, nonostante sia quella con il più alto calo del numero di contribuenti Isa, a causa delle maggiori adesioni al forfettario.
Il reddito medio d’impresa o di lavoro autonomo nel 2019 è pari a 38.340 euro (+7%): 37.500 euro per le persone fisiche (+13%), 45.650 euro per le società di persone (+1,4%) e 34.670 euro per le società di capitali ed enti (-1,6%). Rispetto, invece, all’attività economica esercitata, individuata per macrosettori, il reddito medio dichiarato più elevato si registra nel settore dei professionisti (65.620 euro) con un significativo aumento rispetto all’anno precedente (+24%).

Il numero dei contribuenti ammessi al regime premiale nel 2019, vale a dire con un Isa almeno pari a 8, su una scala da 1 a 10 – fissata, per misurare l’affidabilità fiscale, dall’Agenzia delle entrate con il provvedimento del 14 maggio 2019 – è il 38,3% del totale, in linea rispetto al 39% del 2018. Primi fra tutti i professionisti, dei quali ben il 51% ha raggiunto la soglia del regime premiale (nel 2018 erano il 48%). Negli altri settori, in maniera omogenea, il 36% dei contribuenti ha avuto accesso al regime premiale. Considerando solo gli ammessi al regime premiale, con ricavi superiori a 30mila euro, i ricavi e i compensi medi dichiarati ammontano a 340.150 euro (+23% rispetto al 2018), il reddito medio dichiarato è pari a 64.607 euro, con un aumento del 12 per cento.

L’Irpef dei titolari di partita Iva e delle società di persone
Le persone fisiche titolari di partita Iva che hanno presentato la dichiarazione per l’anno 2019 sono circa 3,7 milioni, in aumento rispetto all’anno precedente (+1,2%). Sono soprattutto imprenditori (33,7%), lavoratori autonomi (12,9%) e agricoltori (6,4%), mentre i contribuenti in “regime fiscale di vantaggio” e “regime forfetario” rappresentano ormai quasi la metà dei titolari di partita Iva (47,0%). A tal proposito, il dipartimento ricorda che, a partire dal 2016 il regime naturale delle persone fisiche titolari di partita Iva di piccole dimensioni è rappresentato dal ”regime forfettario”, pertanto il “regime di vantaggio” continua a essere utilizzato soltanto da coloro che vi hanno aderito prima del 2016 per il tempo di permanenza rimanente (pari a 5 anni o fino al raggiungimento di 35 anni di età).
Tra i forfettari (circa 1,6 milioni di contribuenti), 800mila hanno iniziato l’attività nel 2019. Il reddito imponibile è di quasi 20 miliardi di euro, per un valore medio di 13.895 euro, mentre l’imposta sostitutiva del 15 o 5% (per i primi cinque anni di attività) è stata pari a 2,5 miliardi di euro, per un valore medio di 1.733 euro.
Per i contribuenti in regime fiscale di vantaggio, che risultano essere ancora circa 158mila, il reddito imponibile dichiarato ammonta complessivamente a oltre 1,7 miliardi di euro e, la quotazione media si assesta a 13.016 euro; l’imposta sostitutiva al 5% è pari a 85,9 milioni di euro per un ammontare medio di 653 euro.

Le dichiarazioni delle società di persone relative al 2019 sono 752.952, anche quest’anno in diminuzione rispetto al 2018 (-3,1%). Il reddito medio dichiarato dalle società di persone, pari a 48.140 euro, è in vece in aumento dell’1,4% rispetto all’anno precedente.

Le analisi presenti sul sito del dipartimento delle Finanze tengono in considerazione, per i titolari di partita Iva e per le società di persone, l’utilizzo delle principali agevolazioni fiscali (super-ammortamento, iper-ammortamento, Ace, Patent box).

Statistiche Irpef in base al reddito prevalente
I dati statistici delle dichiarazioni Irpef delle persone fisiche, già pubblicati, sono ora arricchiti dalla classificazione dei contribuenti in base al reddito prevalente. Dal 2018, infatti, è stato rivisto il criterio di prevalenza, considerando nella scelta anche i redditi soggetti a tassazione sostitutiva dei contribuenti in regime forfettario e di vantaggio.
Detto questo, il Df rileva che l’84,2% dei circa 41,5 milioni di contribuenti, l’84,2% consegue prevalentemente reddito da lavoro dipendente o pensione e solo il 6,4% del totale ha un reddito prevalente derivante dall’esercizio di attività d’impresa o di lavoro autonomo, compreso anche quello in regime forfettario e di vantaggio. La percentuale di coloro che detengono in prevalenza reddito da fabbricati è del 3,9 per cento.
Dall’analisi integrata delle dichiarazioni dei dipendenti con quelle dei propri datori di lavoro si osserva che oltre il 74,8% dei dipendenti, nel 2019, ha prestato servizio presso lo stesso datore di lavoro, mentre il restante 25,2% ha lavorato presso più datori. Rispetto alla natura giuridica del datore di lavoro, il 58% dei lavoratori dipendenti presta servizio presso società per azioni, società a responsabilità limitata e società cooperative, seguiti da coloro che sono occupati presso enti pubblici (15%), ditte individuali (8,5%), società di persone (7%) ed enti ospedalieri e istituti di previdenza e assistenza sociale (5%).
Il reddito medio da lavoro dipendente presenta un’elevata variabilità rispetto alla diversa natura del datore di lavoro: il reddito medio più basso, pari a 9.979 euro, risulta quello dei lavoratori dipendenti il cui datore di lavoro è una persona fisica; il valore sale a 14.045 euro per i dipendenti di società di persone, a 22.790 euro per i dipendenti della Pubblica amministrazione, mentre il reddito medio più elevato, pari a 23.638 euro, è  quello dei dipendenti delle società di capitali.

Altre statistiche
Completano la pubblicazione le statistiche sul registro e sulle successioni.

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