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Dati e statistiche

Entrate tributarie gennaio-novembre:
calo inevitabile, ma contenuto

La fanno da padrone l’emergenza sanitaria e le misure messe in campo dal Governo per arginarne i danni economici sofferti da cittadini e imprese. Tuttavia le dirette reggono

dati

Nei primi undici mesi del 2020, le entrate tributarie erariali, accertate in base al criterio della competenza giuridica, si fermano a 393.646 milioni di euro, con un calo percentuale del 2,8 (pari a meno 11.266 milioni) rispetto allo stesso periodo del 2019. In sostanza, anche se con meno evidenza, continuano a riflettere la crisi del sistema economico determinata da quella sanitaria. È, in sintesi, il dato diffuso dal dipartimento delle Finanze nel bollettino, nelle appendici statistiche e nella nota tecnica, online sul proprio sito.

Principale causa del risultato negativo, come detto, è stato il peggioramento congiunturale di una situazione già deteriorata, dovuto alla seconda ondata dell’emergenza epidemiologica, che ha portato il Governo a emanare nuove misure per fronteggiare la crisi. In particolare, quelle che hanno sospeso o ridotto i versamenti di alcuni tributi per specifiche categorie di contribuenti. Nello specifico, si tratta del Dpcm del 3 novembre 2020 e dell’articolo 7 del Dl n. 149/2020 (il “Ristori- bis”) che hanno “interrotto”, per alcune attività economiche su tutto il territorio nazionale e per altre sulla base dell’ubicazione nelle zone classificate a rischio epidemiologico medio-alto, i termini di versamento, in scadenza a novembre 2020, relativi alle ritenute per i redditi di lavoro dipendente e assimilato, alle addizionali regionali e comunali e all’Iva.

La variazione positiva, registrata nel mese di novembre (+24,8%) grazie soprattutto alle imposte dirette, che hanno evidenziato un andamento positivo di 11.170 milioni di euro (+55,7%), considerato che nel 2019 i versamenti delle imposte autoliquidate sono slittati, per ragioni di calendario, al mese di dicembre, non ha risollevato le sorti delle scarse entrate tributarie.

La performance delle dirette
Le imposte dirette, nei primi undici mesi del 2020, ammontano a 225.568 milioni di euro, con un incremento di 12.514 milioni di euro (+5,9%) rispetto allo stesso periodo del 2019.
L’Irpef (pari a 170.606 milioni di euro), tra più e meno, si mostra sostanzialmente stabile (+0,3%). La differenza la fa l’Ires: il gettito dell’imposta sulle società, infatti, segna un incremento di 8.394 milioni di euro (+39,6%).
Buoni risultati arrivano, inoltre, dalle sostitutiva sui redditi da capitale e sulle plusvalenze (+1.133 milioni di euro), che riflettono le performance positive dei mercati finanziari nel 2019, e dell’imposta sostitutiva sul valore dell’attivo dei fondi pensione (+1.129 milioni di euro), il cui incremento è determinato dal buon andamento dei rendimenti medi ottenuti, sempre nel 2019, dalle diverse tipologie di forme pensionistiche complementari.
Si distingue dalla altre dirette, invece, la sostitutiva sui redditi nonché ritenute sugli interessi e altri redditi di capitale, che mostra un calo dell’1,8 per cento.

La non performance delle indirette
Tra le imposte indirette, nel confronto con gennaio-novembre 2019, quella sul valore aggiunto soffre maggiormente il peggioramento delle condizioni economiche del settore commerciale del Paese. Il gettito, nel periodo in osservazione, è di 168.078 milioni di euro con una diminuzione di 23.780 milioni di euro (-12,4%).
Tale risultato è dovuto principalmente alla riduzione dell’Iva (-12.948 milioni, pari a -11%) unita alla diminuzione del prelievo sugli scambi interni (-9.370 milioni, pari a -8,9%), per effetto del rinvio dei versamenti dell’Iva. Il gettito dell’imposta sulle importazioni non va meglio, con -3.578 milioni di euro, segna un calo di 28,2 punti percentuali.
Stentano anche le altre indirette, come l’imposta sulle assicurazioni (-4,5%) e quella di registro (-18,9%). Piccola luce in fondo al tunnel: il Bollo, che rispetto allo stesso periodo del 2019, aumenta del 2,1 per cento.
Per effetto dell’applicazione del decreto “Rilancio”, con il quale sono state ridotte le rate degli acconti del gas naturale e dell’energia elettrica, risultati da dimenticare, poi, per alcune accise, come quella sui prodotti energetici, loro derivati e prodotti analoghi, (-16,1%) e quella sul gas naturale per combustione (-15,3%). E ancora, per l’accisa e l’imposta erariale sui gas incondensabili (-18,3%). Débâcle contenuta, invece, per l’accisa sull'energia elettrica e addizionale (-1,8%).

La sofferenza dei giochi
Per le entrate da giochi una vera disfatta: da gennaio a novembre si attestano a 9.151 milioni di euro, che significano -35% rispetto all’analogo periodo del 2019.

Entrate da accertamento e controllo: tutte meno
Il gettito derivante dalle attività di accertamento e controllo chiude i conti a 7.446 milioni di euro (-31,6%). Come nelle precedenti rilevazioni del dipartimento delle Finanze, il dato è stato condizionato prima dal decreto “Cura Italia”, che aveva già sospeso i termini di versamento delle entrate tributarie ed extra-tributarie derivanti da cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione nel periodo dall’8 marzo al 31 maggio 2020, poi prorogati dal Dl “Rilancio” fino al 31 agosto, e ancora spostati, dal Dl n. 104/2020, al 15 ottobre. Infine, il decreto legge n.129 dello scorso 20 ottobre ha differito al 31 dicembre 2020 il termine di sospensione del versamento di tutte le entrate derivanti da cartelle di pagamento, avvisi di addebito e avvisi di accertamento affidati all’agente della riscossione.

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