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Taiwan, deciso il taglio della "sakè tax"

L'obiettivo è ridurre il prezzo della bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione di riso

sakè

Il Parlamento di Taiwan ha deciso di modificare la legge (locale) sul tabacco e sugli alcolici per contrastare il commercio di vino di riso venduto illegalmente che, in quanto tale, sfugge al controllo fiscale a all'obbligo del versamento delle relative imposte. Di qui, l'intervento legislativo sulla "sakè tax" finalizzato a ridurre il prezzo della bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione di una particolare varietà di riso (non quella commestibile) e diretto ad aumentare il numero di bottiglie vendute e tassate (legalmente).
Nel dettaglio, il provvedimento antievasione è diretto a legare l'importo dell'imposta dovuta al grado alcolico del prodotto e, quindi, a rendere meno oneroso il costo della bevanda alcolica generata dal "chicco bianco". Più in particolare, l'aliquota sarà pari a 2,5 dollari tawanesi per ogni grado alcolico e, di conseguenza, potranno essere immesse sul mercato bottiglie il cui costo non potrà superare i 50 dollari. Quella di riformulare le imposte verso il basso è stata una scelta "obbligata" e connessa all'ingresso di Taiwan, dal 1° gennaio 2002, nell'ambito dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). La regolamentazione del settore voluta dal World Trade Organization (WTO), infatti, ha comportato un cospicuo aumento del costo medio delle bevande alcoliche e una relativa diminuzione delle vendite dei prodotti (legali) di oltre i 2/3. Nelle tavole della Repubblica di Cina, in cui si fa molto uso di vino di riso (impiegato, tra l'altro, al posto dell'aceto, dell'olio di sesamo e dello zenzero), si è pertanto (gioco forza) fatto ricorso al vino illegale (esentasse).


 

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