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Dal mondo

Usa, al via la nuova task force
del Fisco sulle valute virtuali

Da giorni, agenti-speciali dell’IRS hanno avviato la mappatura di migliaia di conti e di depositi “criptati”

Internal Revenue service
Ecco la notizia che conferma la regola. Un nuovo team, composto da 10 investigatori speciali, si concentrerà fin da ora in via esclusiva sui crimini di dimensioni internazionali. Però, oltre a studiare, esaminare e tracciare i patrimoni non dichiarati che stanno riemergendo dai caveaux delle banche svizzere, la particolare task-force si dedicherà anche all’individuazione e agli accertamenti di tutti quei casi particolari in cui gli evasori hanno utilizzato in via diretta o indiretta valute virtuali. Secondo l’Internal Revenue Service, infatti, la promessa di un anonimato certo e garantito avrebbe finito per attirare sulle criptovalute sia esperti riciclatori di denaro illegale sia spacciatori di droga, uniti da una sola motivazione: sfuggire al Fisco.

Cosa pensano le Entrate Usa delle divise virtuali
L'Amministrazione finanziaria, in realtà, non ha ancora aperto nessun fascicolo, ma, scorrendo le stime attese e i numeri raccolti a fondamento e giustificazione di una tale iniziativa, piuttosto fuori dalla strategia usuale posta in essere in situazioni analoghe dall’Irs, la certezza che i casi individuati saranno numerosi e sostanziosi balza agli occhi in modo piuttosto evidente. In pratica, l’intuizione di partenza, verificata dagli esperti del fisco, è che di fatto Bitcoin e altre criptovalute possono essere utilizzate allo stesso modo dei conti bancari esteri “riservati” o “anonimi” e quindi funzionare da vettore o volano diretto a facilitare l'evasione fiscale.

Un mercato in piena espansione in cerca di regole
In effetti, la mossa dell’Irs non giunge nuova. Così come negli Stati Uniti, infatti, in tutto il mondo Amministrazioni e Autorità di controllo si stanno affrettando nel definire le regole più appropriate in risposta alla frenesia esibita dal boom delle monete digitali. Peraltro, un mercato che, nonostante i crolli recenti, ha segnato il 2017 con un trend di piena espansione, tanto da rendere alcuni investitori milionari praticamente da un giorno all'altro, prima però che Bitcoin cedesse metà del suo valore nel corso dei due mesi passati. Al riguardo, il primo segnale d’allarme negli States era stato lanciato dalla Securities and Exchange Commission, l’ente che gestisce e controlla la Borsa Usa, che, dopo aver costituito un team ad hoc per combattere le potenziali frodi nascoste dietro il successo delle monete virtuali, ha avvisato gli stessi investitori di essere cauti nel fare il loro ingresso sul mercato delle criptovalute o, come dire, “non è tutto oro ciò che luccica”.

Se la blockchain disturba i sonni del Fisco Usa
L’interrogativo che inquieta maggiormente i detective e gli esperti dell’Irs è simboleggiato dalla blockchain, ovvero, dei veri e propri registri online protetti da crittogrammi variabili che catalogano, ordinano e fissano tutte le transazioni in valute virtuali, passate e future. Questi stock di numeri e di coordinate collegati a blocchi possono essere pubblici o privati. Poiché, però, non esiste un'autorità centrale nella blockchain, le persone possono conservare la rispettiva ricchezza acquisita segretamente e fungere da banchieri di se stessi. È questa doppia assolutezza, riservatezza abbinata a una quasi totale autonomia di gestione, che fa di questa rete a blocchi un incubo sotto il profilo del fisco. Ricostruirne passaggi, flussi e scambi diventa infatti impresa ardua.

La task-force del Fisco Usa anti-Bitcoin
I nuovi agenti d’élite dell'IRS possono, tra le altre cose, porre in arresto eventuali evasori e, in caso, destinarli a un soggiorno presso una prigione di Stato. Poteri, quindi, che superano quelli standard riservati ai comuni agenti dell’Irs. In realtà, questo team speciale di investigatori opera già da anni, anche se la sua ufficializzazione è recente. In particolare, nel 2013 avevano già avviato una raccolta di dati per studiare l'uso delle valute virtuali nel dribblare le tasse trasferendo denaro dentro e fuori conti dedicati offshore. Passando dallo studio ad un caso concreto, il team dell’Irs ha impiegato ben due anni per predisporre una citazione legale per effettuare la ricerca delle identità di tutti i clienti di Coinbase Inc., una delle più grandi piattaforme di scambi di valute virtuali. Il risultato finale è che il Fisco Usa ha incassato da un giudice federale l’autorizzazione esplicita a indagare su questi contribuenti che operano sui mercati delle criptovalute, in quanto tale attività d’indagine rientra tra gli interessi e i doveri legittimi di una autorità di controllo la cui mission istituzionale è quella dell’Irs.

La mission della task force
Obiettivo di questa nuova unità, in un certo modo sperimentale per poteri e competenze, è riuscire a individuare e chiarire come gli utenti dei mercati di valute virtuali convertono contanti in criptovaluta e viceversa. Inoltre, gli investigatori d’élite del Fisco Usa stanno esaminando gli scambi senza licenza che sono finalizzati negli Stati Uniti e all'estero. Al riguardo, lavorano e cooperano con altri agenti della sicurezza, anche appartenenti a unità e amministrazioni estere. In definitiva, questa peculiare unità antievasione ha acquisito già una lunga esperienza nel monitoraggio della criptovaluta lavorando su centinaia di casi di furto di identità. Il passaggio successivo verterà nel creare nuove squadre specializzate con competenze ad hoc per sviluppare casi di grande impatto. A parte la criptovaluta e il flusso di fondi fuori dalla Svizzera, il team internazionale si concentrerà sui reati fiscali che coinvolgono espatriati e casi derivanti dalla legge sulla tassazione dei conti esteri.
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