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Dal mondo

Ue, il Fisco è uno strumento di sviluppo per i Paesi più poveri?

All'interrogativo hanno risposto il Parlamento e la Commissione europei nell'incontro del 9 dicembre

sede parlamento Ue

Il tema della fiscalità è stato spesso sottovalutato nel dibattito sulle politiche di sviluppo ma è di tutta evidenza la sua importanza nello stato di crisi dell'economia internazionale. Di questo e altri argomenti si è discusso il 9 dicembre a Bruxelles, nella sede del Parlamento europeo, in occasione della conferenza "Tasse e sviluppo per combattere la povertà". Obiettivo dell'incontro, organizzato dal Comitato per lo Sviluppo del Parlamento e dalla Commissione dell'Unione europea, è di avviare una riflessione approfondita sul ruolo che dovrebbero avere i sistemi fiscali nelle politiche di sviluppo dei Paesi più poveri. Particolarmente nutrita la platea degli oratori che ha visto tra i protagonisti il commissario agli Aiuti umanitari e allo Sviluppo Karel De Gucht, alla Tassazione e Unione doganale, Làszlo Kovàcs, membri del Parlamento europeo (Eva Joly, presidente del Comitato per lo sviluppo ed Enrique Guerrero Salom), il ministro alle Attività minerarie dello Stato del Mali (ed ex ministro delle Finanze), Abou Barak Traore, il direttore del Centro per la politica fiscale e l'amministrazione dell'Ocse, Jeffrey Owens, esperti provenienti da Università e centri di studio, rappresentanti di organizzazioni della società civile del sud e nord del mondo impegnati nella cooperazione internazionale.

Il ruolo del Fisco nell'attuale contesto economico
Come hanno indicato il ministro Traore e il commissario De Gucht, i Paesi del Terzo Mondo, soprattutto quelli più poveri, sono eccessivamente dipendenti da risorse di tipo esterno (come gli aiuti e gli investimenti) o di carattere non tributario (come le royalties per lo sfruttamento minerario) il cui andamento è imprevedibile ed è connesso al ciclo economico. Il cattivo funzionamento dei sistemi fiscali non permette di mobilitare quelle risorse interne necessarie a finanziare adeguate politiche sociali e di sviluppo e le entrate fiscali rappresentano soltanto una piccola parte del budget complessivo. La conseguenza è che molti di questi Paesi si trovano ad affrontare forti difficoltà economiche che rischiano di annullare i progressi finora raggiunti.

Le criticità dei sistemi fiscali
Gli interventi di molti oratori e, in maniera più strutturata quello Di Martines-Velasquez dell'Università dello Stato della Georgia, hanno sottolineato alcuni degli aspetti di criticità che spiegano le cattive perfomance dei sistemi fiscali. Innanzitutto la presenza di una ridotta base imponibile determinata da livelli estremamente alti di povertà e dalla presenza di una diffusa economia sommersa che, soprattutto nelle zone rurali, sfugge al controllo degli Stati coinvolti. A questo si aggiunge la presenza nella normativa fiscale di ampie esenzioni concesse alle imprese domiciliate in particolari aree territoriali (zone franche) o  operanti in specifici settori di attività. Esse sono dovute alla volonta di attirare gli investimenti ma, come alcune indagini hanno dimostrato, subiscono in taluni casi pressioni di tipo lobbistico e tentativi di corruzione. Dato che i beneficiari sono prevalentemente contribuenti di grandi dimensioni spesso sono causa di una ulteriore riduzione della base imponibile. Ne consegue che chi è soggetto alla tassazione, si vede spesso costretto a sopportare un livello di pressione fiscale estremamente elevato. Diviene quindi indispensabile da un lato ridurre l'ampiezza dell'economia sommersa e dall'altro le esenzioni presenti nel sistema.

Il peso dell'evasione fiscale
Altro problema di rilievo è quello dell'evasione fiscale che affonda le proprie radici in una Amministrazione fiscale poco efficiente e nella scarsa fiducia dei cittadini nei riguardi delle istituzioni. Come ha sottolineato in particolare Odd-Helge Fjeldstad (Michelsen Institute) il rafforzamento delle capacità dell'Amministrazione fiscale, nel contesto di un più generale processo di riforma della Pubblica Amministrazione, è considerato non soltanto un rimedio efficace per aumentare le risorse a disposizione delle politiche sociali e di sviluppo ma anche un motore di cambiamento delle modalità complessive di gestione delle finanze pubbliche e nel rapporto con i contribuenti. Come sottolineato dal Commissario De Gucht è diffusa la convinzione che il passaggio a bilanci in cui le entrate fiscali assumono un ruolo sempre più marcato dovrebbe aumentare il livello di attenzione dell'opinione pubblica nei riguardi delle modalità con cui le risorse sono impiegate. Ciò significa anche indurre le singole Amministrazioni a una gestione più oculata e trasparente. E se questo processo di cambiamento del sistema fiscale potesse affermarsi anche con il coinvolgimento della società civile, non soltanto si potrebbero avere importanti risultati sul piano dell'equità contributiva ma anche effetti positivi sulla percezione dello Stato e quindi sul grado di compliance fiscale.

La fuga delle risorse economiche
Particolare attenzione è stata dedicata all'ingente flusso monetario in uscita dai Paesi meno sviluppati e il cui ammontare è molte volte superiore a quello degli aiuti internazionali. Tra le diverse forme in cui si manifesta questo fenomeno le più importanti sono quelle legate al transfer pricing e all'esportazione di capitali verso paradisi fiscali. Il tema della non corretta identificazione dei prezzi di trasferimento di beni e servizi tra entità correlate residenti e non residenti assume una particolare gravità per questi Paesi in quanto non soltanto influisce sul reddito imponibile delle imprese residenti ma anche, e soprattutto, su imposte e accise della produzione ed esportazione di materie prime che spesso rappresentano una delle maggiori fonti di entrate.
Una parte importante della conferenza è stata poi dedicata ai paradisi fiscali. L'argomento di scottante attualità sia per i Paesi sviluppati che per quelli meno ricchi, ha visto negli ultimi mesi, a seguito della crisi, una forte accelerazione delle iniziative finalizzate a contrastarne il ricorso. Tali iniziative sono state al centro degli interventi del rappresentante dell'Ocse e del Commissario Kovacs, che ha tratteggiato la strategia elaborata dall'Unione europea per favorire una good governance globale nel campo della fiscalità internazionale. Tre i pilastri: fondamentali : una corretta concorrenza fiscale, la trasparenza e l'accesso alle informazioni di tipo fiscale, bancario ecc. e la possibilità di un efficace scambio di informazioni nelle varie forme previste. Su quanto è gia stato fatto al riguardo e sui propositi per il futuro è intervenuto anche il rappresentante del governo spagnolo che ha anche posto particolare attenzione alle questioni riguardanti gli effetti negativi sui Paesi più poveri e sulla cooperazione fiscale.

Il ruolo delle associazioni e della società civile
Da parte delle associazioni, della società civile e degli esperti sono stati inoltre sottolineati i gravi danni provocati alle economie dei Paesi in via di sviluppo, dai paradisi fiscali e dalla presenza di uno rigoroso segreto bancario. Quest'ultimo permette di coprire non soltanto movimenti di capitale legati all'evasione fiscale ma anche ad attività criminali e terroristiche, di corruzione e di appropriazione indebita da parte delle classi dirigenti (fenomeno molto diffuso in questi Paesi).

Fiscalità e aiuti internazionali
Le tematiche fiscali hanno anche investito la questione degli aiuti internazionali. Come ha ricordato il commissario Kovacs il Consiglio degli affari generali e delle relazioni esterne dal maggio di quest'anno 2009 ha posto l'accento sulla dimensione di sviluppo della cooperazione in campo fiscale e sulla lotta al flusso illegale di capitali. In particolare è stata auspicata una crescente collaborazione con questi Paesi sia in termini di iniziative bilaterali e multilaterali che di dialogo e assistenza. L'obiettivo è promuovere la good governance e il miglioramento dei sistemi fiscali. Le direttrici lungo le quali si intende procedere per trasformare tali auspici in azioni concrete sono quattro:
- un aumento dell'assistenza tecnica sia per la realizzazione di riforme fiscali che per il miglioramento dell'efficienza dell'Amministrazione tributaria;
- la possibile riallocazione di fondi provenienti dal 10° Edf (Fondo europeo per lo sviluppo) verso queste tematiche;
- un maggiore coordinamento tra i donatori;
- la presenza di aspetti di good governance fiscale tra i criteri di esigibilità dei Paesi per gli interventi di aiuto e tra gli indicatori con cui viene valutata la performance degli interventi.
 

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