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Dal mondo

Ue: Atene salva ma Bruxelles
commissaria tutte le entrate

Ok al prestito di 130 miliardi di euro ma condizionato alla costituzione d'un conto speciale di garanzia

grecia simbologia
Nel frattempo Bruxelles ha già provveduto a indirizzare una seconda tranche di 130 miliardi di euro già pronta per essere innestata a supporto d'una economia domestica, quella ellenica, che da almeno sei mesi non emette più alcun segnale di sopravvenienza fiscale e tanto meno produttiva.

In pratica, le entrate sono al minimo, mentre sul versante opposto la disoccupazione rimbalza in maniera altalenante tra il 20 e il 30% alimentata da una produzione industriale coperta da segni meno, e, di fatto, non misurabile nemmeno nell'approssimarsi allo zero-virgola.

Unico settore che, al momento, sembra invece ben vivo è quello della vendita di case e terreni. Naturalmente, gli acquirenti dei gioielli residenziali greci sono stranieri.
 
Le idi di marzo, primo appuntamento per testare la tenuta della Grecia - Quanto costerà ad Atene l'ennesimo prestito? Molto, sia in termini di classiche procedure contabili da rivedere sia per effetto del depotenziamento della reale sovranità non soltanto economica ma fiscal-finanziaria nel suo complesso, che l'accordo comporta. In termini puramente tecnico-numerici, entro il 2020, il Paese s'impegna a ridurre il fardello del debito dall'attuale 160% del Pil a un più dignitoso 120,5% del Pil. Già da ora, anzi, in queste ore, introducendo alcune misure di finanza stretta, il Governo attuale dovrà trovare risorse pari a ben 3,3miliardi di euro da accantonare come risparmi netti e sicuri. Le misure approvate comportano una generale revisione del sistema fiscale con l'obiettivo di tagliare al massimo il fenomeno dell'erosione determinato dal sovrapporsi e dallo stratificarsi di decine, almeno 193 ne sono state individuate, di agevolazioni, norme di favore, sconti fiscali, deduzioni ed esenzioni di cui è possibile fare a meno. Nel contempo, si provvederà a tagliare sia il livello del reddito minimo che il numero di dipendenti pubblici, stipendi inclusi. E per finire, via libera alle privatizzazioni, con la vendita d'immobili oltre che di servizi fino a oggi in salde mani pubbliche, cui s'aggiungerà una seria apertura del mercato ellenico alla concorrenza tramite le liberalizzazioni, in realtà ancora da definire nel dettaglio. Questa prima fase si chiuderà l'11 marzo, con la restituzione d'un debito di 107 miliardi di euro contratto soprattutto con banche e con assicurazioni.
 
E il Fisco? - Riguardo al futuro delle entrate fiscali elleniche, è davvero difficile tracciarne il prossimo divenire. L'accordo siglato con l'Europa, infatti, si fonda su di una clausola che oltre a rendere stabile, e in sede, il controllo della contabilità greca, in pratica con l'invio di veri e propri gendarmi tecnico-contabili ad Atene, prevede anche la costituzione d'un conto speciale sul quale far affluire le entrate fiscali, e non, necessarie a saldare i debiti sottoscritti dal Paese in linea prioritaria piuttosto che a pagare, per esempio, gli stipendi dei dipendenti pubblici. In pratica, si tratta d'un escrow account, cioè d'un Acconto di garanzia, un accordo legale nel quale del denaro, o qualunque bene tangibile, è depositato da una parte, generalmente il debitore, presso il conto di una terza parte neutrale. In questo caso lo gestirebbe Bruxelles, anche se in quali forme è da definire, fino all'adempimento delle clausole contrattuali, ovvero la copertura del debito, da parte dell'altra parte. In altre parole, le entrate sia generali sia tributarie elleniche sono di fatto commissariate secondo una clausola che, attribuendo priorità e precedenza insindacabile alla cancellazione del debito, annulla, di fatto in punta normativa, la volontà sovrana del Governo e del Parlamento greco sul come gestire e impegnare le risorse disponibili. Il Paese, come priorità, perde la sua centralità a favore dei debitori, generando un vulnus democratico-contabile che nemmeno gli accordi successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale avevano innestato riguardo alla gestione delle economie dei Paesi che sedevano sul banco degli sconfitti. Insomma, si tratta d'una clausola che se funzionasse, e qualora osservasse confluire sul conto anche le entrate fiscali ordinarie, costituirebbe un caso unico nel contesto internazionale.
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