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Dal mondo

In Sudafrica il condono seduce meno dell’apartheid

La sanatoria varata per favorire il rientro di una quota significativa dei capitali dai paradisi fiscali sembra non aver centrato le stime contabili

Sono 43 mila i contribuenti individuali e le società che, fino ad ora, hanno scelto di aderire all’amnistia fiscale varata dal Governo di Città del Capo per favorire il rientro dei capitali custoditi illegalmente nei ricchi caveaux dei paradisi fiscali. In realtà, nonostante siano stati dichiarati ben 9 miliardi di euro, meno di un miliardo ha ripreso la via di casa. Dunque, la somma complessiva incassata dall’Erario non ha ancora superato la cifra modesta di 320 milioni di euro.

La singolare sanatoria varata oltre un anno fa dal governo di Città del Capo, con l’obiettivo di favorire il rientro di una quota significativa dei capitali scivolati illegalmente tra le spiagge rassicuranti dei paradisi fiscali nel periodo immediatamente successivo all’eclissarsi del regime dell’apartheid, non sembra aver centrato, almeno fino ad oggi, le stime contabili fissate nei precedenti documenti di bilancio dai convinti sostenitori dell’iniziativa perdonale.

43 mila adesioni e 320 milioni di euro nelle casse dell’Erario
Infatti, secondo quanto dichiarato recentemente dal ministro delle finanze, Trevor Manuel, il gettito complessivo raccolto fino ad ora dal Fisco e riconducibile all’applicazione dell’amnistia relativa agli stock di capitali custoditi nei caveaux delle maggiori piazze dell’offshore non ha oltrepassato la somma modesta di circa 320 milioni di euro. Peraltro, se si considera il valore complessivo del flusso finanziario stimolato dalla sanatoria e sospinto a reimmettersi all’interno dell’economia sudafricana favorendone la crescita, non si va oltre la soglia del miliardo di euro. In pratica, rispetto ai circa 9 miliardi attesi, si tratta di un gap che sembra davvero incolmabile, pur estendendo ulteriormente i termini dell’operazione che ha comunque raccolto l’adesione di oltre 40 mila soggetti, 43 mila per l’esattezza, tra contribuenti individuali e società.




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Andamento del gettito dell’Erario dal 2000 al 2005.
** Per il 2006 si tratta di una stima.
(i valori riportati nel grafico sono espressi in percentuale rispetto al Pil)

La sanatoria nel dettaglio
In realtà, nonostante alcuni analisti abbiano indicato nella complessità delle procedure la ragione principale del fallimento sostanziale dell’iniziativa, il set completo delle regole da seguire sembra piuttosto agevole. Infatti, dopo aver inviato la propria adesione all’organismo che gestisce lo speciale programma dell’amnistia, ogni singolo contribuente o operatore economico può scegliere se far rientrare i capitali che ha sottratto illegalmente alla lente del Fisco, versando però un’imposta di reingresso pari al 5 per cento delle ricchezze dichiarate, oppure, decidere di mantenere all’estero le somme denunciate. Naturalmente, in questo caso l’imposta da versare all’Erario di Città del Capo raddoppia, transitando dal 5 al 10 per cento.

Come cambiano le sfide del gigante sudafricano
Il dibattito che si è acceso recentemente intorno alle sorti contabili dell’amnistia fiscale, rivolta a favorire il rapido rientro di flussi ingenti di capitali tesorizzati nelle casseforti dei maggiori paradisi fiscali, sta acquistando una decisa centralità riguardo all’andamento generale dell’economia sudafricana. Infatti i trend attuali sono caratterizzati da vistose asimmetrie come, per esempio, quella relativa al tasso di disoccupazione che interessa oltre 10 milioni di potenziali lavoratori e, naturalmente, dall’estendersi a passo veloce del welfare nazionale che assorbe già oggi quote rilevanti e crescenti della ricchezza del Paese, in particolare, proprio per sostenere con una serie di benefici mirati una parte consistente della popolazione che è al di fuori del mercato dell’impiego.
Largo ai numeri: corrono le entrate fiscali
In pratica, i numeri sui quali si dibatte in maniera anche piuttosto animata riguardano la centralità strategica dei capitali in arrivo dall’estero che costituiscono oramai ben il 15 per cento del Pil nazionale, ai quali però si contrappone l’esiguità dei risparmi interni che nell’anno passato non oltrepassavano la soglia modesta del 13 per cento rispetto alla ricchezza nazionale. Peraltro, se questo è il quadro, la recente discesa in campo del Fisco, come strumento per riequilibrare i parametri dell’economia, o almeno facilitarne un riassetto, deve anche confrontarsi, oltre che con l’amnistia varata nel 2004, con l’esordio, oramai vicino, di una speciale e singolare imposta sociale, o etica, che dovrebbe venir riscossa sui profitti delle aziende. In questo modo, e seguendo tale passo indirizzato dall’intensificazione delle procedure e degli interventi del Fisco, secondo alcuni esperti entro il 2006 il cuneo fiscale dell’Erario centrale dovrebbe poter raggiungere il 30 per cento del Pil. Infatti, già nei primi sei mesi del 2005, il gettito garantito alle casse dello Stato dall’Amministrazione tributaria sudafricana si è arrestato intorno al 28 per cento del Pil, mentre nel 2000 aveva oltrepassato il 24 per cento. Dunque, nel quinquennio 2000-2005, l’Erario ha iniziato a correre e considerando l’aumento della pressione fiscale stimolato dall’introduzione di nuove imposte a partire dall’anno in corso, questa vocazione all’incremento dovrebbe essere confermata anche nel 2006 e, secondo la stragrande maggioranza degli osservatori, perfino nel 2007, dato che tagli eventuali alle spese dello Stato sociale non possono essere poste in agenda date le dimensioni delle numerose criticità sociali con cui il Paese ancora si misura.
 
Il Sudafrica e la crescita del Continente
Insomma, nonostante la stabilità della moneta nazionale e la buona performance annuale del Pil, mediamente sopra il 3 per cento negli ultimi anni, il Sudafrica appare ancora ben lontano dal traguardo che lo vuole potenzialmente capace di imporsi come guida economica e politica di un intero Continente, l’Africa, che per ora dovrà continuare a fare a meno del suo gigante.
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