Articolo pubblicato su FiscoOggi (https://fiscooggi.it/)

Dal mondo

Storica intesa sul fisco tra Cina e Giappone

L’accordo prevede uno scambio serrato di informazioni e controlli ridotti per le aziende che si conformeranno alle direttive contenute nell’intesa
Pechino ha sottoscritto con Tokyo il primo trattato bilaterale, in sigla BAPA (Bilateral Advance Pricing Agreement), il cui fine è di rafforzare la lotta e il contrasto all’evasione che, negli ultimi anni, ha visto crescere il differenziale tra le entrate attese provenienti dai bilanci delle società, soprattutto di quelle estere e delle maggiori multinazionali, e i flussi di cassa dell’erario annualmente contabilizzati.

Naturalmente, si tratta di una svolta storica che coinvolge anche il profilo dell’Amministrazione tributaria cinese dato che si è scelto di frenare l’estensione dei grandi fenomeni di evasione non soltanto ricorrendo all’inasprimento tradizionale delle pene e dei controlli ma, nel contempo, puntando sulla costituzione di speciali percorsi giuridico-normativi che garantiscono l’invigorimento della prassi relativa alla cooperazione internazionale in materia di tasse e di tributi. Insomma, con la sottoscrizione di questo accordo la Cina ha compiuto un primo passo avanti significativo nei confronti del palcoscenico globale animato dalla comunità degli Stati nazionali.

Le finalità dell' accordo in materia di fisco
Secondo i dati riportati recentemente dal Tax Bureau di Pechino, ogni anno le grandi aziende estere e quelle controllate da operatori economici stranieri, circa 450 mila società, non versano al fisco ben 3,6 miliardi di dollari semplicemente abusando delle norme legate al transfer pricing. Uno degli obiettivi principali dell’intesa siglata con le autorità fiscali di Tokyo è infatti quello di sorvegliare con maggiore astuzia la finestra normativa e i percorsi finanziari che hanno permesso in questi anni a migliaia di aziende di frodare il fisco cinese acquistando beni e prodotti a prezzi esorbitanti dalle imprese affiliate ma registrate in Paesi stranieri, magari nei paradisi fiscali, esibendo de facto nei confronti dell’Amministrazione tributaria di Pechino perdite e passivi di bilancio piuttosto inspiegabili dato che il mercato nazionale è tra i più remunerativi del Pianeta. A questo riguardo, il trattato bilaterale prevede uno scambio serrato di informazioni tra le due Amministrazioni tributarie e, naturalmente, meno controlli per le aziende che accetteranno di allinearsi alle direttive contenute all’interno dell’intesa. Inoltre, alcuni passaggi tecnici garantiranno la diminuzione sostanziale di fenomeni legati alla doppia imposizione. Insomma, scopo del BAPA è anche quello di offrire e assicurare percorsi razionali agli operatori protagonisti del business cinese, sia all’interno dei confini nazionali che all’esterno, ovvero, sul mercato globale.

Per i profitti delle società estere le novità da marzo 2006
Peraltro il fisco di Pechino ha aperto recentemente uno spazio di dialogo con le aziende, soprattutto con quelle transnazionali che operano sul mercato cinese. Inizialmente, infatti, i responsabili delle finanze avevano posto in agenda un processo di unificazione del regime impositivo che si applica sui profitti delle società sia estere che nazionali, con l’obiettivo entro il 2005 di giungere a una sostanziale uniformità delle aliquote che attualmente sono decisamente differenziate dato che sui redditi delle imprese estere il fisco assorbe una quota che oscilla tra il 14 e l’11 per cento, mentre sui profitti delle società nazionali si arriva fino al 24 per cento. A questo riguardo, Low Jiwei, vice-ministro delle finanze cinese, ha ribadito nei giorni scorsi che il Governo non darà il via libera al processo di riunificazione dell’imposta prima del marzo 2006. Su questo versante dunque, il fisco di Pechino ha deciso di optare per una formula di mediazione con le grandi multinazionali e con le società controllate dall’estero le quali, nel corso degli incontri del 2004, hanno più volte ripetuto la necessità di transitare da un sistema all’altro non immediatamente ma ricorrendo ad una finestra temporale transitoria di cinque o dieci anni.
Insomma, il trattato bilaterale antievasione sottoscritto con il Giappone rappresenta una svolta nella politica non soltanto fiscale ma economica della Cina, un mutamento però al quale è stato abbinato nei mesi scorsi l’esordio di un dialogo serrato e significativo intrapreso con i vertici delle multinazionali globali. Questo significa che il nuovo profilo del fisco cinese non è affatto destinato a scontrarsi, almeno non nel breve periodo, con gli interessi delle grandi aziende transnazionali che, negli ultimi cinque anni, hanno contribuito al boom economico del Paese.
URL: https://www.fiscooggi.it/rubrica/dal-mondo/articolo/storica-intesa-sul-fisco-cina-e-giappone