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Dal mondo

La rivoluzione del Fisco tra le sabbie del Kuwait

Al debutto l’imposta sui redditi delle persone fisiche accompagnata, ma soltanto per le società estere, da una flat tax al 15 per cento

La riforma mira ad avvicinare l’Emirato al business internazionale, con l’intento di invertire il rapporto tra entrate derivanti dal petrolio e incassi relativi al gettito di imposte e tasse che, attualmente, pone il greggio sette volte più in alto del Fisco. Sulle sabbie dei deserti non si riversano né piogge né acquazzoni, piuttosto nubifragi d’imposte e tempeste di tasse. Osservando il profondo mutamento del regime tributario, recentemente messo in atto nel Kuwait, non sarebbe affatto improprio ricondurre la geografia internazionale del Fisco entro parametri nuovi ed eccezionalmente inattesi. Infatti, dopo decenni, anzi, secoli, condizionati dall’inesistenza di un’imposta sui redditi disegnata sul tipico modello occidentale, nelle settimane passate, proprio alla vigilia della chiusura del mandato dell’attuale Parlamento, il Governo kuwaitiano ha annunciato di aver pronto allo studio un progetto che, in tempi brevi, dovrebbe condurre all’introduzione di una imposta sui redditi che non terrà in alcun conto la nazionalità del contribuente e che avrà come punto di riferimento e di equilibrio una aliquota unica non superiore al 10 per cento. Si tratta di un annuncio storico, dato che non soltanto il Kuwait per anni si è rifiutato di ospitare il principio che regola l’imposizione che si applica sui redditi dichiarati annualmente da chi guadagna e lavora. Infatti, al medesimo tempo e per una lunga pagina di calendario, l’ordinamento dell’Emirato ha sempre fortemente discriminato tra soggetti stranieri e contribuenti rigorosamente made in Kuwait. Ora invece, almeno leggendo in via ancora generale e generica la proposta avanzata dall’Esecutivo, alcune delle barriere rimaste in auge per decenni sembrano cominciare ad indebolirsi. Naturalmente, bisognerà attendere i prossimi mesi, forse anni, per verificare l’impatto reale dei cambiamenti preannunciati.


Il transito dal vecchio regime tributario al nuovo, in base all’applicazione della la riforma del fisco dell’Emirato annunciata recentemente
(nel grafico sono riportate le aliquote delle nuove imposte in riferimento alle attuali)

Più sicuro il taglio dell’imposta sui profitti delle società estere
Al contrario, sul versante delle imposte che gravano pesantemente sui bilanci delle aziende internazionali ed estere, lo schema che condurrebbe all’entrata in vigore della flat tax in versione araba con un’aliquota al 15 per cento sarebbe oramai già pronto, tanto da attendere semplicemente la ricostituzione del nuovo Parlamento, a fine giugno, al quale spetterà il compito, peraltro come da prassi, di dare il via libera definitivo all’entrata in vigore della nuova tassazione che interesserà le imprese. In particolare, se la modifica venisse applicata in tempi brevi, costituirebbe un passo avanti altrettanto epocale rispetto all’ingresso nei codici dell’Emirato dell’imposta sui redditi dei contribuenti individuali. A questo riguardo è giusto rammentare che le società estere sono già tassate, ma con una aliquota che può raggiungere il 55 per cento dei guadagni dichiarati annualmente. Le aziende domestiche, invece, sono praticamente escluse dalla tassazione e, generalmente, non versano nessuna imposta ordinaria. Dunque, per le imprese straniere si tratterebbe di un taglio netto del Fisco che, secondo la gran parte degli esperti, potrebbe decretare un riorientamento significativo delle multinazionali verso i confini dell’Emirato, soprattutto in riferimento agli operatori economici attivi sul mercato del petrolio.


Il raffronto, secondo le stime relative al 2006, tra le entrate complessive, disaggregate in riferimento agli incassi derivanti dall’export del greggio e al gettito relativo alla riscossione di imposte e tasse.
(i dati riportati nel grafico sono espressi in miliardi di euro)
Fonte: Ministero delle Finanze del Kuwait
Il business del greggio
A questo riguardo, è giusto rammentare che il business del petrolio costituisce il motore principale dell’economia del piccolo Emirato. Infatti, in riferimento all’anno in corso, mentre le entrate attese dall’Erario sono complessivamente stimate in circa 23 miliardi di euro, di questi almeno 20 miliardi saranno ricondotti direttamente all’esportazione sul mercato internazionale di centinaia di milioni di barili di greggio che, nell’arco del 2006, saranno rovesciati e assorbiti con ingordigia dalle economie occidentali e, soprattutto, da quelle asiatiche in rapida espansione. Del resto, il Kuwait ospita all’interno dei suoi confini circa 1/10 delle riserve mondiali di petrolio. Dunque, la stragrande maggioranza degli analisti e degli esperti di oro nero, non si stupisce affatto constatando che dei 23 miliardi di euro di entrate che l’Erario dell’Emirato incasserà nel 2006, soltanto 3 modesti miliardi di euro saranno imputabili al gettito di tasse e di imposte. Naturalmente, qualora la rivoluzione del regime fiscale attuale dovesse essere condotta a termine, nel 2007 la taglia del gettito delle entrate fiscali dovrebbe aumentare e avviare un lento e progressivo recupero sul gettito derivante dalle rendite petrolifere.
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