Rimborsi fiscali di primavera per 130 milioni di americani
Negli Stati Uniti oggi è una data importante che fa il paio con quella passata alla storia con il nome di “maggio parigino”
I numeri del maggio fiscale da record
Si tratta, nel dettaglio, di 168 miliardi di dollari, circa 110 miliardi di euro, che nelle prossime settimane si riverseranno, secondo le previsioni dell’Amministrazione fiscale statunitense, su 100 milioni di abitazioni e di bilanci domestici americani, in forma di assegno o di deposito bancario. Ogni famiglia, ma si tratta d’una stima, ad operazione ultimata dovrebbe poter beneficiare in media d’un rimborso di oltre 1200 dollari, all’incirca 800 euro. In realtà, non tutti i contribuenti statunitensi riceveranno le somme autorizzate dal Congresso. Infatti i singoli soggetti, con redditi che oltrepassano la soglia dei 75 mila dollari l’anno, saranno di fatto esclusi dalla pioggia primaverile dei rimborsi che sta per rovesciarsi sull’economia Usa. Riguardo invece ai nuclei familiari, nel caso in cui i redditi congiunti dei coniugi superino i 150 mila dollari, nessun rimborso sarà emesso a loro favore, a meno che non abbiano minori a carico, dall’apposito ufficio dell’Irs, l’Agenzia delle Entrate statunitense, cui spetta la competenza assoluta nella definizione delle diverse somme da assegnare ai contribuenti.
Tempistica e modalità di erogazione
L’appuntamento con le prime tranche dei rimborsi fiscali è fissato per oggi 2 maggio, quando circa 8 milioni di contribuenti si vedranno recapitare sui rispettivi conti correnti bancari circa 10 miliardi di dollari. Successivamente, a partire dal 9 maggio, scatteranno i versamenti in favore dei soggetti che non avendo indicato le proprie coordinate bancarie in dichiarazione riceveranno le somme loro spettanti in forma di assegno. L’impatto diretto e automatico dello stimolo fiscale dovrebbe risolversi in una sorta di opera di persuasione nei riguardi delle famiglie statunitensi, di nuovo sospinte a riaprire i cordoni della borsa riattivando di fatto il mercato interno dei consumi. Un’ipotesi questa di scuola che, in molti tra esperti e osservatori, non ritengono praticabile, soprattutto in considerazione delle condizioni che hanno condotto il mercato globale nella sua interezza sull’orlo d’una grave crisi finanziaria, ma anche politica, che ha riaperto il capitolo della regolamentazione e della definizione dei limiti entro cui anche gli scambi monetari e patrimoniali dovrebbero essere ricondotti. Tuttavia le opinioni restano decisamente divergenti riguardo all’impatto che la pioggia di rimborsi avrà sull’economia. Mentre alcuni economisti sostengono infatti che i miliardi erogati potrebbero sospingere in avanti il Pil di oltre un punto percentuale, altri hanno invece espresso maggiore moderazione non oltrepassando, nelle loro stime, il limite d’un più modesto 0,3 per cento. In realtà, la differenza concreta tra gli esperti che si mostrano ottimisti e quelli più pessimisti è marcata dalla considerazione, che alcuni fanno, del potenziale effetto combinato dei rimborsi con il taglio, deciso dalla Federal Reserve, del costo del denaro. Le due strategie potrebbero infatti risultare decisive nel risollevare l’attuale trend economico statunitense. Dubbio questo che comunque dovrà attendere almeno due mesi per mostrarsi nelle sue dimensioni reali, ovvero contabili.
Se gli americani riscoprono l’ansia del risparmio
Ma la sorpresa maggiore emerge dalle indicazioni che i singoli contribuenti statunitensi, beneficiari dei rimborsi, hanno già provveduto a diffondere in relazione a come intendono utilizzare le somme extra che stanno per ricevere. Mentre alcuni si dichiarano in linea con il patriottismo consumistico invocato da Bush, in pratica precipitatevi a spendere la somma rimborsata nel negozio più vicino, magari acquistando un prodotto statunitense piuttosto che cinese, molti altri invece non si mostrano in sintonia con questo suggerimento, annunciando di voler stoccare il denaro che si vedranno recapitare dal fisco in Banca, trasformandolo in sicuro risparmio piuttosto che in vuoto consumo. Altri ancora vanno oltre e riconoscono di aver già impegnato il rimborso futuro sul capitolo delle rate del mutuo, o di essere legati a debiti pregressi che risultano dalla carta di credito loro intestata. Un numero crescente, in realtà simbolico, s’è detto perfino pronto, senza pensarci troppo a lungo, a indirizzare le somme sui programmi di studio dei figli, in considerazione che le spese richieste da college e università hanno oramai raggiunto livelli che richiedono la mobilitazione di quote consistenti dei bilanci e dei redditi familiari. Pochi coloro che intendono investire le somme del rimborso in viaggi e vacanze. Opinioni queste che rivelano chiaramente come sia in atto una profonda revisione delle pratiche contabili e delle convinzioni economiche che, per almeno un decennio, hanno guidato l’americano medio sul mercato globale e che oggi ne segnano un suo progressivo ritrarsi. Chissà se al termine della crisi economica attuale Mr Smith si scoprirà più vicino al Signor Rossi.