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Dal mondo

La Repubblica di San Marino lancia
la sua prima voluntary disclosure

I contribuenti sanmarinesi avranno tempo fino al 30 settembre 2018 per aderire e versare gli importi dovuti

Repubblica di San Marino
Il governo di San Marino ha introdotto per la prima volta una procedura per il rientro dei capitali detenuti illegalmente all’estero. L’esecutivo sammarinese ha emanato, infatti, un decreto ad hoc, sulla base della delega prevista dall’assestamento di bilancio dello scorso agosto, che introduce la procedura di voluntary disclosure. Una procedura resa operativa anche grazie all’avvio, dal primo settembre scorso, dello scambio automatico di informazioni fiscali con Paesi terzi, che renderà la vita decisamente più difficile a chi cerca di nascondere i propri patrimoni nei cosiddetti paradisi fiscali.

Come funziona il rientro dei capitali
Dopo aver subìto per anni il rientro dei capitali in direzione opposta, San Marino dà il via libera alla sua prima voluntary disclosure. L’obiettivo è quello di favorire il rientro di patrimoni e beni che sono detenuti all’estero da persone fisiche e giuridiche residenti nel territorio del Titano.
Il decreto è stato presentato alla stampa da Simone Celli, segretario di Stato per le Finanze e Bilancio, che ha subito precisato che non si tratta di una manovra per favorire i furbetti, ma una sfida inedita per il Paese. Il segretario ha posto, infatti, l’accento sull’interesse primario della comunità e del sistema bancario e finanziario sammarinese, in quanto il successo dell’operazione porterà ad un’ulteriore iniezione di risorse.
Le procedure previste dal decreto sono due:  il rimpatrio e la regolarizzazione. Per i beni detenuti all’estero è possibile scegliere tra le due opzioni, mentre per le somme di denaro e gli strumenti finanziari si applica necessariamente la procedura di  rimpatrio, tramite il versamento delle somme presso intermediari sammarinesi.
 
Come aderire
I contribuenti che intendono aderire alla procedura di regolarizzazione o di rimpatrio devono presentare un’apposita istanza all’Ufficio tributario sammarinese entro il 30 settembre 2018, provvedendo a versare, entro lo stesso termine, gli importi dovuti. Nella domanda, che dovrà essere presentata esclusivamente in via telematica, devono essere indicati i beni detenuti all’estero che non sono stati dichiarati, il relativo valore, gli altri dati previsti dal quadro M del modello di dichiarazione dei redditi e l’attestazione dell’avvenuto trasferimento delle attività finanziarie oggetto della procedura di rimpatrio presso un soggetto sammarinese autorizzato.
 
Gli importi dovuti
Per quanto riguarda la procedura di rimpatrio, per ogni periodo di imposta nel quale il contribuente abbia omesso, in tutto o in parte, l’indicazione dei valori e dei beni detenuti all’estero, l’adesione alla procedura comporta il pagamento del 10% dell’importo dei redditi non dichiarati e del 5% del valore dei beni non dichiarati. Per la procedura di regolarizzazione, invece, l’adesione alla procedura prevede il pagamento del 17% dell’importo dei redditi non dichiarati e del 2% del valore dei beni non dichiarati.
 
Un’occasione unica dopo l’introduzione dello scambio di informazioni fiscali
L’introduzione della procedura di collaborazione volontaria arriva quasi in contemporanea con l’entrata in vigore dello scambio automatico di informazioni di carattere fiscale con le altre autorità estere. Dal 1° settembre di quest’anno, infatti, anche San Marino potrà sia ricevere che trasmettere automaticamente nominativi, numeri di conto corrente, saldi e altre informazioni fiscali ai e dai Paesi che hanno aderito allo standard Ocse.
“Con lo scambio automatico di informazioni bancarie” ha sottolineato il segretario Celli “ci saranno le condizioni per andare ad intercettare eventuali beni e patrimoni detenuti all’estero e l’opera di verifica e accertamento sarà possibile eseguirla con maggiore efficacia”.
 
I prossimi passaggi
Il decreto dovrà adesso essere ratificato. Non sono esclusi, tuttavia, piccoli aggiustamenti, anche sulla base di eventuali suggerimenti del Moneyval, l’organo del Consiglio d’Europa incaricato della lotta contro il riciclaggio di capitali e il finanziamento del terrorismo.
 
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