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Quando il fisco scivola sulla banana dell'offshore

Le controllate di tre multinazionali hanno ridotto le somme da versare al Fisco d'origine e destinazione dei prodotti commercializzati

buccia di banana
In particolare l'isola di Jersey, uno dei due territori della Corona britannica insieme a Guernsey, sembra essere diventata la meta prediletta del risparmio fiscale di Dole, Chiquita e Fresh Del Monte. Una complessa ingegneria finanziaria che fa dell'isola la repubblica fiscale delle banane. Dole, Chiquita e Fresh Del Monte, tre multinazionali che riforniscono quotidianamente la quota maggiore di supermarket britannici, controllano insieme i 2/3 del mercato mondiale delle banane, un frutto piuttosto gradito nel Regno Unito, tanto da essere il primo in termini di volumi venduti e il terzo riguardo al valore degli incassi realizzati dai supermercati d’oltremanica. Complessivamente, i ricavi generati dalle vendite dei loro prodotti sui diversi mercati, non soltanto quindi su quello britannico, hanno superato i 50 miliardi di dollari nel corso del quinquennio passato, assicurando 1,4 miliardi di dollari di profitti. Ma nonostante questo profilo contabile più che dignitoso, nel medesimo periodo le tre aziende avrebbero versato tra imposte e tasse soltanto 200 milioni di dollari, in pratica circa il 14 per cento dei profitti ufficialmente dichiarati. Considerando che negli Stati Uniti, dove le tre compagnie risultano avere le loro sedi logistiche e i rispettivi quartier generali, l’imposta sui profitti è da tempo ormeggiata al 35 per cento, sono oramai in molti quelli che si interrogano su quali siano le ragioni e le motivazioni d’un risparmio così generoso sul versante del fisco.

Meno fisco sulle banane grazie ai centri offshore
Il perché, spiegato con sovrabbondanza di dettagli sulle pagine del Guardian, sarebbe da ricondurre alla lunga e interminabile filiera di società sussidiarie e controllate che risultano ben assortite e distribuite all’interno di giurisdizioni sedi di noti paradisi fiscali come, per esempio, le Isole Cayman, dove sono più di 30 le controllate della Fresh Del Monte, le Bermuda e le Isole Vergini Britanniche. Utilizzando questa complessa architettura finanziaria, le tre multinazionali hanno potuto ridurre per importi significativi le somme da versare annualmente nelle casse degli erari nazionali dei Paesi originari dei prodotti commercializzati e di quelli di destinazione, tra i quali soprattutto la Gran Bretagna sembra risultare la meta prediletta del risparmio fiscale delle tre multinazionali. A questo riguardo, i dati più recenti hanno infatti sottolineato come a fronte di 400 milioni di sterline di vendite realizzate in corso d’anno nel Regno Unito, le tre regine del commercio impegnate nel commercio delle banane hanno finito per versare al fisco britannico poche decine di migliaia di sterline, come riportato sul Guardian.

Jersey, maggior esportatore di banane nel Regno Unito
Molteplici le curiosità relative ai transiti dell’export delle banane dai Paesi produttori fino alla destinazione finale costituita dal mercato britannico. Infatti, oltre ai forti differenziali tra ricavi, profitti e imposte versate, per effetto della complessa ingegneria finanziaria messa in campo dalle tre multinazionali, ecco che il maggior esportatore di banane nel Regno Unito risulterebbe l’Isola di Jersey, anch’essa paradiso fiscale, anzi, centro finanziario. Naturalmente, dato il clima, le basse temperature e le condizioni generali dell’Isola, è piuttosto impensabile che da quella giurisdizione possano aver origine non soltanto i volumi di banane vantati, ma anche un semplice casco di banane. In realtà, si tratta d’un effetto contabile e numerico appartenente esclusivamente al regno delle carte, quindi privo di ogni legame con la realtà.
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