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Dal mondo

Ocse, lotta ai reati cross-border.
Nel mirino chi progetta le frodi fiscali

Pubblicato un prontuario di strategie da attuare per impedire i crimini dei colletti bianchi

Ocse reati e frodi

Come scardinare il meccanismo che ha reso possibili i crimini venuti alla luce grazie ai Panama papers e a tutti i “leaks” successivi? Innanzitutto intercettando quella piccola minoranza di professionisti che facilita i reati fiscali e che getta cattiva luce su tutti gli intermediari onesti. È questa la  premessa fondamentale del nuovo rapporto “Ending the Shell Game, redatto dalla Task force dell’Ocse che si occupa dell’area di studio dedicata a “Fisco e crimine” (vedi l’articolo Ocse: risposte globali subito per arrestare i crimini fiscali). 

Dai Panama papers a oggi
L’analisi contenuta nel report parte proprio dall’onda lunga di scandali che hanno scosso l’opinione pubblica mondiale a partire dai Panama papers. Negli ultimi decenni, ricorda l’Organizzazione, il mondo ha assistito a reati finanziari sempre più sofisticati, spesso attuati sfruttando la possibilità di architettare frodi transnazionali. Il crimine insomma è stato sempre più in grado di oltrepassare i confini statali e di riuscire a sfuggire alle maglie dei controlli delle autorità nazionali.
D’altro canto (per fortuna, verrebbe da dire) anche l'interesse pubblico nei confronti di queste dinamiche controverse è cresciuto. Un interesse divenuto palese nel momento in cui i media si sono dovuti occupare delle fughe di notizie note come i Panama e i Paradise Papers, per citare solo i più famosi. In quelle occasioni, a molti commentatori è sembrato che ad essere in discussione fosse l'interesse collettivo teso a far sì che tutti contribuiscano alla spesa per servizi pubblici in base al proprio reddito.
Da questa lezione pluriennale l’Ocse ha tratto una conclusione molto precisa: la strada maestra per risolvere il problema alla fonte è quella che permette di intercettare i “facilitatori” di questi reati, soprattutto quelli in giacca e cravatta (i professionisti al servizio del crimine) e di interrompere le loro attività. 

Un piccolo gruppo, ma molto pericoloso
Per fugare qualsiasi dubbio (in particolare che alla base del volume ci sia l’intento di demonizzare un’intera categoria), gli autori del volume sottolineano immediatamente di essere ben consci che la grande maggioranza dei professionisti che forniscono servizi alle imprese (dai commercialisti agli avvocati) rispetta la legge e svolge un ruolo importante nell'aiutare le aziende e i cittadini a comprendere e rispettare le norme. Lo scopo del rapporto Ocse non è pertanto quello di condannare a priori una categoria, bensì di assistere gli Stati e aiutarli a gestire il problema determinato dal piccolo gruppo di intermediari che sfrutta le proprie competenze e conoscenze specialistiche per consentire ai propri clienti di frodare le imposte e violare la legge. Questo piccolo insieme di professionisti (che vede tra le sue fila avvocati, contabili, imprese del settore finanziario e altri soggetti) è centrale, perché è il principale responsabile della progettazione delle strutture necessarie per concretizzare crimini finanziari a partire dall’evasione fiscale. Le conseguenze delle loro azioni non si riducono alla violazione del dovere di contribuire alla spesa pubblica ma vanno oltre, minando la certezza dello Stato di diritto, la rispettabilità della professione alla quale appartengono, la fiducia dei cittadini nel sistema legale e in quello finanziario e la parità di condizioni tra contribuenti.

Di quali reati parliamo quando parliamo di colletti bianchi
I crimini in questione sono soprattutto l'evasione fiscale, la concussione e la corruzione. Tutti reati la cui probabilità di successo dipende dalla garanzia dell'anonimato e dalla capacità di nascondere le tracce finanziarie del reato. In tutti questi reati, insomma, è centrale l’occultamento di flussi finanziari di provenienza illecita. Gli intermediari “facilitatori professionali” in pratica aiutano i criminali a nascondere le loro identità e attività attraverso società di comodo, strutture legali complesse e transazioni finanziarie di varia natura, facendo affidamento sulla loro conoscenza specializzata e sulla patina di legittimità che sono riusciti a costruire nel tempo. Una volta dipinto un quadro del genere, il pensiero corre subito al famoso studio legale panamense travolto dallo scandalo dei Panama papers, ma fino a quel momento al di fuori di ogni sospetto grazie alle sue doti di credibilità e rispettabilità. Sono gli studi di professionisti come questo, per l’Ocse, la chiave del successo dei crimini dei colletti bianchi. 

Le contromosse suggerite dall’Ocse
Nel report, la Task force su Fisco e crimine dedica molto spazio alle diverse strategie e azioni che gli Stati possono attuare contro gli intermediari che contribuiscono a pianificare le attività criminali.  Tra queste strategie rientrano una costante formazione specialistica dei funzionari tributari addetti alle attività di controllo, la promozione dei canali di whistleblowing nelle imprese, e la cooperazione tra autorità competenti dei vari Paesi. Tutte strategie, va detto senza cedere eccessivamente a un poco cauto ingenuo ottimismo, iniziano a guadagnare consenso in larga parte della comunità internazionale.

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