Ocse, per imposte e contributi
via oltre un quarto di busta paga
L’organizzazione di Parigi ha comparato il peso dei tributi sul reddito da lavoro previsto dei 35 Stati membri
La comparazione tra i Paesi per il carico fiscale sul lavoratore
Al di là del dato medio, è interessante scoprire che tra i primi e gli ultimi della classifica c’è un enorme differenziale, superiore a 30 punti percentuali, un segnale, seppure molto generico e da contestualizzare nelle singole realtà, che indica quanto possano variare nel mondo le scelte in termini di politica tributaria e di welfare: per quanto riguarda il carico fiscale sul lavoratore come misurato dall’Ocse, in testa c’è il Belgio (40,5%), seguito da Germania (39,9%) e Danimarca (35,8%), mentre in coda ci sono Cile (7%), Messico (11,2%) e Corea del Sud (14,5%). Rispetto al 2016, specifica l’Ocse, il peso di tasse e contributi sullo stipendio è aumentato in 20 Paesi e sceso in 13, restando invariato solo in Cile e Ungheria. Andando un po’ più a fondo, si scopre che per accrescere la tassazione sul lavoro i governi non vanno normalmente a modificare le aliquote fiscali previste per l’imposta sui redditi, ma, più semplicemente, prediligono ritoccare in senso negativo il set di deduzioni, crediti d’imposta e in generale sgravi fiscali previsti dal proprio ordinamento. Infine, considerando il fattore tempo, l’Ocse rileva che in 18 anni il parametro considerato è calato di mezzo punto percentuale: nel 2000, infatti l’aliquota media del carico fiscale personale del lavoratore era al 26%, è scesa al 24,7% nel 2009 per poi risalire fino al 25,5% del 2017.
L’analisi sul cuneo fiscale, ovvero la trattenuta a carico di datori di lavoro e dipendenti
Se si conteggiano anche i contributi che restano a carico del datore di lavoro, quindi se si considera il cosiddetto cuneo fiscale, l’aliquota media Ocse passa dal 25,5% al 35,9%, prendendo sempre a modello un lavoratore senza familiari a carico e con un salario medio. Il dato percentuale, leggermente più basso rispetto al 2016 (-0,13%), si riferisce alla differenza tra la somma lorda corrisposta dal datore di lavoro e il salario che il dipendente riceve effettivamente in busta paga, al netto di tutte le trattenute fiscali e previdenziali e tenendo conto dei benefici fiscali sul reddito previsti dalla normativa del singolo Paese. In testa e in coda alla classifica si trovano sempre Belgio e Cile, con una differenza che diventa di oltre 45 punti percentuali: il cuneo fiscale più salato, infatti, è del Belgio (53,7%), seguito dalla Germania (49,7%), dall’Italia (47,7%), Francia (47,6%) e Austria (47,4%). Il cuneo più leggero è decisamente quello del Cile (7%), seguito da Nuova Zelanda (18,1%), Messico (20,4%) e Svizzera (21,8%).
Le politiche familiari incidono
Il report dedica un’ampia sezione all’impatto del carico fiscale su diverse tipologie di nucleo familiare nei 35 Paesi Ocse. La conclusione è che generalmente le famiglie con figli scontano un carico fiscale più leggero rispetto a una famiglia senza figli. In particolare, il report analizza la tassazione prevista per otto famiglie-tipo differenti per numero di figli e livello di reddito. Le cifre cambiano notevolmente: l’aliquota media del carico fiscale personale (imposte sul reddito più contributi a carico del lavoratore tenendo conto dei benefici fiscali) scende infatti di oltre 10 punti percentuali in caso di figli, passando dal 25,5% di un lavoratore single senza figli al 14% in caso di una famiglia monoreddito di quattro persone. Il carico si annulla quasi per i redditi più bassi: nel caso di un genitore single con due figli che guadagni solo il 67% di quello medio la percentuale arriva al 1,8%. Analoga tendenza al ribasso se si considera il cuneo fiscale, che dal 35,9% medio previsto per il profilo di un lavoratore single passa al 26,1% nel caso di una famiglia di quattro persone.
L’Italia in classifica
Per quanto riguarda il nostro Paese, il peso di imposte e contributi per i lavoratori italiani è in generale maggiore rispetto ai “colleghi” degli altri Paesi Ocse. Il carico fiscale, infatti, è pari al 31,2% rispetto a una media Ocse del 25,5%, un dato che posiziona l’Italia al settimo posto in classifica. Tuttavia, nel caso di una famiglia monoreddito con due figli, la percentuale italiana scende al 19,3%, accorciando la distanza con la media Ocse (14%) e addirittura l’Italia va sotto la media generale per il caso di un genitore single con due figli che guadagni il 67% di uno stipendio medio: l’aliquota media del carico fiscale personale è in questo caso del 1,7% contro la media Ocse del 1,8%.
Se si guarda al cuneo fiscale, nel caso di un lavoratore single il peso italiano è del 47,7% contro una media Ocse del 35,9%, dato per il quale l’Italia si aggiudica il terzo posto, benché sia leggero in calo (0,09%) rispetto al 2016. Il dato è la somma del peso di imposte sul reddito (16,5%), contributi a carico del lavoratore (7,2%) e contributi a carico del datore di lavoro (24%). Il cuneo fiscale italiano scende però al 38,6% per le famiglie monoreddito con due figli, contro una media Ocse del 26,1%. Se si guarda più in generale al periodo 2000-2017, la conclusione è che il cuneo fiscale italiano è leggermente aumentato per i lavoratori single, ma lievemente calato per quanto riguarda le famiglie monoreddito con due figli.