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Dal mondo

Negli Usa fare impresa conviene

Grazie a deduzioni e sconti in vigore circa il 40 per cento della Corporate America chiude ogni anno in pareggio la partita con il fisco

Il Tesoro americano ha illustrato con precisione l’impatto delle agevolazioni previste dalla normativa vigente sul calcolo del gettito effettivo dell’imposta sui profitti. Una generosità che costa all’erario in media 120 miliardi di dollari l’anno.  Dalla discussione che ha avuto luogo a Washington sulla relazione tra competitività e tassazione dei soggetti impegnati nel settore del business, soprattutto aziende, sono emersi alcuni dati piuttosto sorprendenti. Innanzitutto, considerando le lussureggianti deduzioni, le floride agevolazioni e i variegati crediti d’imposta che spettano alle aziende statunitensi e che riducono di almeno il 25 per cento la base imponibile reale, l’aliquota effettiva che le società applicano sui loro guadagni annuali risulterebbe decisamente inferiore rispetto a quella attuale. In pratica, scivolerebbe dall’oneroso 39 per cento fino ad arrestarsi sulla soglia di un più mite e accondiscendente 24 per cento, registrando quindi una riduzione significativa del 46 per cento. Peraltro, il Tesoro americano ha illustrato con precisione l’impatto che le deduzioni e le agevolazioni hanno in relazione al calcolo del gettito effettivo dell’imposta sui profitti. Infatti, a condizione che l’aliquota attuale resti la medesima e che la crescita dell’economia e l’inflazione, come pure la legislazione fiscale, non subiscano drastiche inversioni, nei prossimi dieci anni, per l’esattezza dal 2008 al 2017, il gettito atteso che deriva dall’imposta sui profitti dovrebbe ricondurre nelle casse dell’erario federale circa 3700 miliardi di dollari. Applicando a questa cifra le deduzioni, i crediti d’imposta e la vasta gamma di sconti cui ricorrono le aziende ecco che il gettito effettivo si ridurrebbe a 2460 miliardi di dollari. Insomma, la generosità del fisco statunitense con le imprese nazionali costa all’erario, su di un intervallo di dieci anni, intorno ai 1200 miliardi di dollari, in media 120 miliardi di dollari l’anno. A questa situazione si potrebbe porre termine tagliando l’aliquota dell’imposta federale e, nel contempo, mandando in esilio dal codice tributario un lungo elenco di deduzioni e agevolazioni.

Sconti alle imprese: un complicato labirinto di norme
Crediti d’imposta che scattano sugli investimenti indirizzati a ricerca, sviluppo e sperimentazione. A questi, tra gli altri, si aggiungono le deduzioni ritagliate a seconda dell’attività produttiva svolta e gli ulteriori crediti, accompagnati spesso da sostanziosi rimborsi, per le spese indirizzate sul capitolo delle nuove tecnologie. Una vera e propria Babele di norme e di regole, una sorta d’intrigato web fiscal-finanziario con cui le aziende si confrontano spendendo, in consulenti, esperti e necessarie infrastrutture burocratiche, circa 40 miliardi di dollari l’anno. La cancellazione degli sconti e delle deduzioni comporterebbe, sempre secondo il Tesoro, un risparmio netto per le società anche su questo versante oltre, naturalmente, a ricondurre nelle casse dell’erario Usa, sempre più bisognoso di iniezioni di nuove e urgenti risorse, le somme necessarie per riequilibrare i conti che da anni volgono al rosso.

L’impatto delle deduzioni
Sempre secondo le stime diffuse dal Tesoro, in media una quota oscillante tra il 40 e il 50 per cento delle aziende americane non verserebbe nemmeno un dollaro nelle casse dell’erario federale al momento di liquidare l’imposta ordinaria sui profitti. E questo per effetto delle deduzioni e degli sconti, oltre ai generosi crediti d’imposta di cui beneficiano. Il risultato è che ogni anno oltre 2 milioni di società, su 5,5 milioni di imprese che costituiscono la popolazione della Corporate America, si astengono dal versare l’imposta federale, come avvenuto per l’anno d’imposta 2004. E in molti ancora si interrogano sul perché , e soprattutto sul come, proprio negli States, ovvero nella terra delle multinazionali, a conti fatti i contribuenti individuali lascino annualmente al fisco una somma complessiva tre volte maggiore rispetto a quella che l’erario incassa dalle aziende. Il problema è che cominciano a chiederselo anche molti cittadini che, a breve, saranno chiamati ad eleggere il prossimo Presidente degli Stati Uniti. 
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