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Dal mondo

Da Mosca a Pretoria il condono è un’altra storia

Lo strumento dell’amnistia entra a far parte della politica economica dei due Paesi ma con punti di partenza distanti e obiettivi differenti

Il quadro russo è decisamente diverso rispetto a quello sudafricano. Mentre a Mosca con il condono si ammette il fallimento delle politiche fiscali degli anni passati la scelta di Pretoria è finalizzata a una necessità di riordino del sistema economico. L’ Orso russo e l’Elefante sudafricano sembrano ormai pronti ad applicare l’antica pratica del ricorso ai condoni fiscali ereditata dai cosiddetti Paesi a economia avanzata, facendola così dilagare dai mercati tradizionali su quelli di più recente costituzione. Con le amnistie varate recentemente da Mosca e da Pretoria, infatti, la consuetudine dei perdoni in tema di imposte e tasse esordisce e si guadagna un capitolo nuovo nella storia contabile dei due Paesi, la Russia e il Sud Africa, che, a fatica, durante gli ultimi anni hanno cercato di inserirsi nella traiettoria economica e finanziaria di Cina e India, per sfruttarne la scia. Dopo discutibili risultati, seppur alterni, oggi sia Mosca che Pretoria sembrano costrette a riconoscere, in maniera e con modalità differenti, il fallimento delle rispettive politiche economiche. E si vedono pertanto obbligate a ricorrere, così come sovente accade nei Paesi di più consolidata gestione liberal-capitalista, allo strumento del perdono fiscale. Una sorta di ammissione del dolo fiscalis consumato dalle rispettive classi dirigenti. A onor del vero, il quadro sudafricano è decisamente diverso rispetto a quello russo tanto che anche le ragioni dell’amnistia, i tempi e le norme che la regolano non sono sovrapponibili. La scelta di Pretoria, infatti legata alla pesante eredità lasciata dall’apartheid, è semplicemente finalizzata a una necessità di riordino del sistema economico che, fino al 1994, era strutturato rigidamente in funzione della divisione razziale.

Il declino dei neocapitalisti moscoviti
In pratica, l’esercizio del condono consiste, per entrambi i Paesi, nel riconoscimento ufficiale e nell’ammissione formale del fallimento delle ricette economiche precedentemente avanzate, nell’incapacità di poter stimolare l’economia ricorrendo agli strumenti di prassi ordinaria e nella rincorsa di un equilibrio fiscal-finanziario che non sono stati sufficientemente abili da garantire in altro modo. In particolare, il segno della sconfitta è evidente nel caso di Mosca, dove da anni si aspetta ancora una riconversione sostanziale dell’economia, oggi abbandonata al sostentamento di alcuni settori e di solitarie aree di sviluppo circondate da ampie distese abitate dal nulla economico, dove sovrabbondano i relitti di moltitudini di promesse fiscali e di annunci finanziari "strillati" ma mai realizzati, con un mercato che doveva correre a 100 e che, con difficoltà, regge i 50 chilometri orari e dove gli unici a volare sono i miliardari, anche i più mormorati, che abbandonano volentieri Mosca per fare rotta verso le spiagge di Cipro e le più esclusive boutique di vetrine londinesi.

L’originalità del perdono sudafricano
Se a Mosca con il condono si ammette il fallimento delle politiche fiscali degli anni passati, a Pretoria prevale, alla base dell’iniziativa, la necessità di sostenere la crescita economica. Le promesse ci sono tutte, le premesse un po’ meno: uscendo da decenni di contabilità inesistente, infatti, si sente fortemente il bisogno di un nuovo inizio, di ripartire daccapo. Così il perdono fiscale potrà favorire la costruzione di un’infrastruttura di contribuenti reali e bilanci concreti con cui alimentare il gettito delle imposte, per soddisfare i bisogni del Paese che cresce. Concretamente, in Sud Africa il perdono sarà forfetizzato in relazione di quanto evaso, senza sconti: chi più ha evaso pagherà di più per mettersi in pace con il Fisco. Concretamente, i titolari di piccole e medie imprese con volume d’affari inferiore al milione di euro potranno mettersi in regola, evitando sanzioni amministrative e pecuniarie, versando una sovrattassa sulle somme evase con un’aliquota dal 2 al 5 per cento, a seconda dell’ammontare nascosto al Fisco, sulla base di quattro scaglioni: da 4mila a 11mila euro (+2 per cento), fino a 27mila euro (+3), fino a 55mila euro (+4), oltre 55mila euro (+5). La platea degli utenti cui si rivolge il condono di Pretoria, i titolari cioè di un business il cui volume d’affari non supera il milione di euro, consiste in decine di migliaia di aziende di piccole e medie dimensioni che, durante l’ultimo triennio, si sono riprodotte a ritmo incessante all’interno dell’economia sudafricana senza però entrarvi formalmente, ufficialmente, preferendo invece restare nella zona grigia fra il sommerso e le attività in nero. L’offerta di perdono equivale pertanto a un appello: "Ricominciamo insieme". Come già preannunciato dal ministro delle Finanze, Trevor Manuel, seguirà però una pesante offensiva sul versante della lotta all’evasione, fatta di controlli e pene severi. La scelta di aderire al condono poteva essere formalizzata a partire dallo scorso 1° agosto e c’è tempo fino al 31 maggio del 2007.

La caccia ai miliardi all’estero

Dopo mesi di annunci e di anticipazioni, spesso contraddittori, il mese scorso la Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, ha dato il primo via libero alla conversione definitiva in legge dell’amnistia fiscale che, almeno secondo quanto stimato dai responsabili economici del Cremlino, dovrebbe favorire nei prossimi mesi il rimpatrio di decine di miliardi di euro degli oltre 120 che, durante i tumultuosi anni seguiti immediatamente alla caduta del "muro", furono illegalmente condotti all’estero da decine di migliaia di cittadini russi. In pratica, incassando il voto favorevole di 355 deputati contro 60 contrari, l’Esecutivo spera di poter iscrivere presto a bilancio ingenti somme in entrata, per alimentare e rendere sostenibile, l’affannosa rincorsa dell’economia russa. Nonostante infatti le buone performance del Pil, sembra ancora lontana dagli ambiziosi traguardi tracciati anni or sono da Putin.

Il flusso medio degli investimenti esteri diretti attratti, nel triennio 2003-2005, dall’economia russa raffrontato con la stima relativa ai capitali condotti illegalmente all’estero nel periodo successivo al crollo del "muro" (i valori riportati nel grafico sono espressi in miliardi di euro).
Fonti: Unctad, Governo russo.

Prezzo e condizioni della pace fiscale

Naturalmente, le caratteristiche dell’amnistia fiscale che la Duma si appresta a varare sono molto distanti dalla normativa ordinaria vigente in Russia. Infatti versando un’imposta del 13 per cento applicata sull’imponibile evaso che si intende ora dichiarare e rimpatriare, il contribuente potrà evitare sanzioni e procedure amministrative e penali. Fra l’altro, sebbene siano ancora in discussione formale, per rendere più appetibile l’amnistia fiscale saranno rimosse anche alcune norme dei regolamenti doganali e dei regimi frontalieri. E’ previsto che il condono di Mosca copra i capitali espatriati illegalmente entro il 1° gennaio 2005 ma i contribuenti avranno tempo per decidere fino al 1° aprile del 2007. Nessun vincolo, invece, è previsto per quanto riguarda la taglia delle somme da rimpatriare. In ogni caso, entro la fine di questo e del prossimo anno dovrà essere possibile contabilizzare l’impatto reale dell’amnistia.
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