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Dal mondo

Islanda: l’Ocse fotografa un’economia
con pochi squilibri e tanta crescita

L’ultimo rapporto prende atto di un andamento socio-economico positivo e suggerisce aggiustamenti in campo fiscale

ISLANDA
L'Islanda si conferma una volta ancora l'economia con la crescita più impetuosa tra tutti gli Stati aderenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Dai tempi della crisi finanziaria del 2008 il Paese ha realizzato una notevole inversione di marcia, anche grazie all’incredibile sviluppo del settore del turismo e all’attuazione di politiche economiche molto prudenti da parte di Governo e Parlamento.
L’ultimo rapporto Ocse sull’economia dell’isola del Nord Europa ratifica un andamento socio-economico positivo di lungo corso che lascia sbalorditi. Col senno di poi, le previsioni di Parigi sul 2016 erano inizialmente perfino troppo prudenti, al punto che il Pil (che sulla base delle stime precedenti sarebbe dovuto crescere di un timido +2,7%) lo scorso anno ha sfondato quota +7%. Per il 2017, e stavolta con un margine di errore decisamente più ridotto (visti i dati pubblicati a inizio novembre sul sito dell’Ocse), si parla di una crescita che dovrebbe assestarsi su cifre relativamente più miti (+5,8%). Non esattamente una battuta d’arresto.

Made in Iceland: alla base della ricetta vincente c’è lo Stato sociale
Piccola economia “aperta” che fa largo affidamento sulla disponibilità di ingenti risorse naturali, l'Islanda è soggetta a cicli di espansione e contrazione accentuati. Per questo l’ordinamento nazionale del Paese punta a proteggere gli individui dai rischi legati all’andamento dell’economia attraverso un sistema complesso che comprende l’accesso all'assistenza sanitaria universale e all'istruzione gratuita. Il tasso di povertà islandese è inoltre il più basso dei Paesi Ocse e l'aspettativa di vita è tra le più alte al mondo. Il mercato del lavoro è flessibile, con tassi di disoccupazione ridotti, mentre il ruolo del sindacato ha da sempre contribuito a garantire una crescita condivisa e a difendere gli strati sociali più a rischio. L'Islanda, insomma, ha nel complesso elevati standard di vita e ottimi indici di inclusione sociale. A questi si aggiunge uno dei sistemi pensionistici più sostenibili del mondo occidentale.

Anche se l’Islanda corre, l’Ocse richiede uno sprint sull’innovazione
La presentazione dell’edizione dell’Economic Survey 2017 dedicato a Reykjavík ha confermato alcuni dati già noti tra gli addetti ai lavori. Gli standard di vita islandesi sono più alti oggi che prima della crisi. Negli ultimi anni, inoltre, gli squilibri presenti in economia sono stati corretti. La domanda interna è sostenuta e i salari e i prezzi sono in aumento, ma non per questo l’Ocse lesina le classiche raccomandazioni. Per assicurare una maggiore stabilità macroeconomica a questa piccola economia aperta, considerata a rischio a causa di fattori esogeni, gli interventi auspicati sono di vario tipo e puntano a obiettivi differenti. Partendo da questi due: realizzare la sostenibilità nel settore del turismo ed equilibrare i carichi fiscali riformando l’ordinamento tributario.

Un Fisco ancora sbilanciato 
Nel campo del sistema tributario, per l’Ocse sono stati fatti significativi passi avanti per ridurre le distorsioni preesistenti. Per i tecnici di Gurrìa, però, l’ossatura del sistema dipende eccessivamente dalle imposte sul reddito, a discapito delle imposte sul consumo. Solo le imposte sul reddito personale, del resto,  rappresentano più di un terzo del totale delle entrate tributarie.  Per i redattori del Survey 2017, lo scarso contributo fornito dall’Iva alle entrate erariali complessive è un nodo da sciogliere. Anche se nell’ultimo biennio il legislatore ha provveduto ad allargare la base imponibile e a ridurre il gap tra aliquota standard e aliquote di favore, l’Ocse suggerisce di continuare su questa strada con maggiore vigore. Per dirla con le parole del Rapporto, ogni ulteriore intervento in questa direzione è decisamente benvenuto.

Sfruttamento delle risorse naturali senza rinunciare alla difesa dell’ecosistema
Storicamente, la fortuna islandese è stata costruita sull'uso sostenibile delle immense risorse naturali disponibili. Ad esempio il sistema globale di gestione della pesca, basato su quote individuali trasferibili,  assicura che gli stock ittici non siano sfruttati in modo eccessivo. L'Islanda è inoltre all'avanguardia anche nell'uso delle risorse energetiche rinnovabili, e fa abbondante ricorso all’energia geotermica e idroelettrica. Il trend è confermato dai dati resi pubblici dalla Banca d’Islanda: più del 90% delle abitazioni del Paese è riscaldato da energia geotermica.

Alla ricerca di un turismo sostenibile
Il boom degli arrivi turistici degli ultimi anni ha prodotto nuovi posti di lavoro, incrementato le entrate tributarie e attirato nuovi investimenti. Come era prevedibile, però, lo sviluppo del turismo ha inasprito la pressione antropica sull'ambiente. Al contempo le infrastrutture esistenti, realizzate per una popolazione residente di poco più di 300mila persone, non sono giudicate idonee a gestire l’ingente afflusso di turisti (quasi 2 milioni di presenze provenienti dall’estero nel solo 2016).
Per l’Ocse sono questi i nodi da sciogliere: oggi, la natura selvaggia dell'Islanda e il suo ambiente sono sempre più riconosciuti come un valore economico, un motore per il turismo e un importantissimo patrimonio naturale da tutelare. Per assicurare risorse da devolvere al potenziamento delle infrastrutture e alla tutela del paesaggio, l’Organizzazione di Parigi raccomanda alle istituzioni di Reykjavík di rimuovere l’aliquota Iva di favore attualmente in vigore per il settore del turismo e di limitare il numero di visitatori nei siti dall’ecosistema più fragile. È il primo passo affinché l’Islanda possa garantire alle generazioni future la prosperità goduta qui e oggi e la possibilità di fruire di un patrimonio naturale assolutamente unico.
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