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Dal mondo

India, con le isole Mauritius legame fiscale pericoloso

Dalla piazza finanziaria di Mauritius, ultimo nato nella galassia dei paradisi fiscali, trasferiti 50 miliardi dal 2000

mappa india

Obama esalta le performance, economiche, di Nuova Delhi, mentre l'Europa, ancorata al suo tradizionale soft power, sottolinea l'estrema flessibilità, designandola come esempio di delocalizzazione a intenso contenuto produttivo e, naturalmente, a basso costo. Sul versante indiano, invece, le autorità si schermiscono, soddisfatte, e il fisco si autocelebra, rivendicando passi avanti senza precedenti nella costruzione d'un sistema fiscale sostenibile, finalmente in grado di produrre un gettito apprezzabile. I numeri però rivelano la sostanza d'un Paese che, proprio sotto il profilo tributario, sembra essere oramai interconnesso e rigidamente collegato alle economie dei paradisi fiscali. Un legame talmente stretto che, sempre restando ai tracciati numerici (nella tabella sotto riportata viene indicato l'andamento degli investimenti esteri diretti in ingresso sul mercato indiano. L'anno, in testa, e a seguire, più in basso, i numeri che indicano, in miliardi di dollari, i tesori esteri con rotta su Nuova Delhi n.d.r.)

Mauritius maggiore investitore economico
Nel dettaglio, i volumi raffigurano il trend dal 2006 al 2009, oggi il maggior investitore, o meglio, partner estero di Nuova Delhi non sono nè gli Usa nè l'Europa, e neppure il Giappone, piuttosto è la micro-giurisdizione delle Mauritius da cui, in base a un calendario annualizzato, puntualmente si levano in volo diretti verso le riserve produttive indiane in espansione e in piena attività decine di miliardi di dollari. Un flusso significativo di fondi motore d'una economia che, oggi, guarda a Pechino come concorrente primario e al mercato globale come spazio da occupare o presidiare.



Tabella

2006  2007  2008    2009                           
20       25      40        34


Andamento degli investimenti esteri diretti, in ingresso sul mercato indiano, nel periodo 2006-09.
Fonte: Unctad.
(i numeri riportati nella tabella sono espressi in miliardi di dollari)



È un paradiso fiscale il contribuente che paga più tasse in India -
L'offshore punta su Nuova Delhi, gli operatori economici rispondono entusiasti e, persino l'Amministrazione tributaria, apre le braccia, anzi, le porte dell'erario al ritorno dei capitali. Questa volta, infatti, i miliardi in ingresso, soprattutto in forma di investimenti esteri diretti provenienti dalle Mauritius, non arrecano danno alle entrate, piuttosto si trasformano in flussi altrettanto stabili di tasse e imposte che puntualmente ogni anno ritornano al fisco per essere poi subito indirizzati sui capitoli dei conti pubblici in perenne ricerca di fondi. Dunque, a oggi, il maggior partner, e il più solido dei contribuenti indiani è rintracciabile nella giurisdizione, naturalmente a bassa tassazione, delle Mauritius, in pratica uno tra i paradisi fiscali emergenti di nuovo conio.

Mauritius Spa - I numeri della liaison contabile tra la piazza finanziaria di Mauritius, in ascesa, e Nuova Delhi indicano un transito di ben 50miliardi di dollari d'investimenti esteri diretti nel corso del decennio passato, cioè a partire dal 2000. Una somma significativa, capace di trasferire all'erario circa 8miliardi di dollari, nel medesimo periodo, in tasse e imposte, almeno secondo le stime realizzate dai responsabili dell'economia indiane. Stime che, in realtà, sono sovrapponibili allo schema standard che, in materia di foreign direct investments, considera il decisivo impatto che da questi flussi in ingresso deriva sia all'economia, nel suo complesso, sia alle entrate fiscali, generalmente intorno al 15% del volume degli investimenti.

L'offshore batte Usa, Germania e Uk - L'autostrada offshore che spinge l'India in paradiso, fiscale, occupa quindi il primo posto tra gli investitori esteri e, persino tra le entità più inclini a riversare moneta corrente, dollari, nelle casse del fisco. In pratica, il 42per cento degli investimenti esteri diretti verso Nuova Delhi dal 2000 ad oggi risultano infatti provenienti dalle Mauritius, mentre, a seguire, soltanto 11,27 miliardi da Singapore, all'incirca 9miliardi dal Regno Unito, 4,53miliardi dal Giappone e soltanto 3miliardi dalla Germania, locomotiva d'Europa e dell'export mondiale. Peraltro, le ragioni che hanno condotto le Mauritius al vertice dei bilanci pubblici, e delle entrate fiscali indiane sono stranoti. Innanzitutto, un'imposta sui profitti la cui aliquota ordinaria è al 3per cento, anche se, in base alle norme sottili del Trattato sulla doppia imposizione siglato con Nuova Delhi può ridursi a 0. Quanto basta per convincere le aziende indiane e straniere ad alloggiare somme ingenti all'interno della giurisdizione in attesa d'essere ritrasferite in India.
 

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