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Dal mondo

Grecia: il piano di aiuti
per scongiurare l'euro exit

Sono quattro i punti qualificanti dell’intesa che è stata raggiunta nei giorni scorsi dai leader dell’Unione economico-monetaria

grexit
I leader dell’eurozona hanno raggiunto l’intesa per un piano di aiuti finalizzato a scongiurare la Grexit, ovvero l’uscita della Grecia dalla moneta unica europea che, secondo importanti economisti europei e non, avrebbe comunque conseguenze negative su tutta l’area dell’euto ma anche a livello di Unione europea.
 
I punti dell’accordo
L’accordo su un nuovo programma del meccanismo europeo di stabilità (MES), in estrema sintesi, prevede:
- la creazione di un nuovo fondo che contribuirà alla ricapitalizzazione delle banche greche;
- la concessione di un prestito ponte;
- la ristrutturazione del debito;
- l’approvazione di nuove leggi (specie in materia tributaria) ed in particolare in campo iva, ma anche nell’ambito delle imposte dirette, la creazione di una agenzia per la riscossione e lotta all’evasione fiscale e poi tagli alla spesa pubblica, riforma pensionistica, del codice di procedura civile nonché del sistema finanziario e bancario.

Il meccanismo europeo di stabilità (MES)
Il meccanismo europeo di stabilità, come noto, nasce nel 2012 come fondo europeo (salva-Stati) per la stabilità finanziaria della zona euro. Sostitutivo del Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) e del meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF), emette prestiti per assicurare assistenza finanziaria ai Paesi in difficoltà acquistando titoli sul mercato primario a particolari e rigide vincoli.
 
Conformità al TFUE
Al riguardo, occorre rilevale la tesi secondo cui accordi volti a concedere ad uno Stato membro in difficoltà forme di assistenza economica/finanziaria possano contrastare con i principi dei Trattati europei.
 
No bail out clause
Del resto il Trattato MES, dovrebbe fare i conti col principio di “divieto di salvataggio” sancito dall’articolo 125 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea del 2007 (in vigore dal 2009). Secondo la cd. clausola “no bail-out”, infatti, l’Unione europea e gli Stati membri dell’Unione europea non rispondono e non si fanno carico degli impegni assunti dagli altri Stati membri (Amministrazioni statali) o dagli enti sub-statali di questi ultimi (enti regionali, locali, o altri enti pubblici, da altri organismi di diritto pubblico o da imprese pubbliche), fatte salve le garanzie finanziarie reciproche per la realizzazione in comune di un progetto economico specifico.
In altro dire, sarebbero vietate misure di salvataggio di uno Stato nella circostanza che solo questi è responsabile in via esclusiva per il proprio debito pubblico per cui il soccorso o il sostegno finanziario esterno (nella forma di prestiti, garanzie, crediti, acquisti di titoli pubblici e via dicendo) non dovrebbe essere ammesso.
Del resto tanto l’Unione quanto gli altri Stati “sani” non potrebbero, in alcun modo, essere responsabili e non potrebbero in alcun modo subentrare nei debiti sovrani dello Stato “malato” che manterrebbe in “pancia” i propri debiti.
 
125 versus 122
La logica sottesa alla clausola di “non salvataggio”, invero, consisterebbe nell’evitare che lo Stato in crisi con un “azzardo morale” si possa porre – volontariamente e scientemente - in una situazione di difficoltà finanziaria mediante politiche di bilancio imprudenti. L’articolo 125, quindi, andrebbe “combinato” con altri principi europei come quello sancito all’articolo 122 del TFUE che, su base di condizionalità, autorizza l’assistenza finanziaria di uno Stato membro che si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo (o ad un “moral hazard”).
 
Principio del buon senso
Per lo stesso verso, deve, altresì, tenersi conto del generale principio del buon senso che “imporrebbe” una solidarietà finanziaria tra gli Stati membri, principio, questo, codificato nell’articolo 3 del TUE secondo cui l’Unione europea promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri.
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