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Dal mondo

Giappone, in tre mosse
il piano anticrisi del governo

Il nuovo premier, Naoto Kan, presenta un programma articolato per risollevare il Paese dalle secche dell'economia

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Il piano di risanamento dei conti pubblici presentato, e in parte illustrato nei dettagli, dal nuovo premier in carica, Naoto Kan, strizza l'occhio alle aziende nipponiche, 3milioni di turbo-contribuenti, almeno a giudicare dai versamenti d'imposte e tasse effettuati anno per anno, anche nei momenti più bui per il Paese, che però da almeno 18 mesi camminano con il freno tirato, quello dei conti e delle spese. Al contempo, il Capo del Governo nipponico lascia aperto l'uscio che conduce alla riapertura del delicato capitolo dell'Iva. Percorso questo piuttosto rischioso, visto che proprio sulla trincea dell'Iva ben tre Governi hanno dovuto rassegnarsi, con il corollario delle dimissioni. Dunque, indicazioni generali, anzi, per molti analisti ed esperti che da anni si misurano con il ventennio dell'economia nipponica vissuto nel nome della deflazione, le misure illustrate sommariamente dal premier costituiscono in realtà una precisa agenda del "farsi" fiscal-finanziario che contraddistinguerà il Giappone nel biennio a venire.

Avviso alle imprese: semplificazione in cambio di maggiori spese - Il nodo centrale, che sembra aver dominato la prima del piano del Governo diretto a far uscire il Paese dalla Crisi e dalle secche della deflazione, interessa soprattutto le aziende. Si tratta di oltre 3 milioni di società che, da almeno 1 anno e mezzo, sembra abbiano rinunciato a investire, soprattutto all'interno delle mura domestiche. Risultato: aumento dei disoccupati, riduzione degli investimenti e, naturalmente, depressione sul versante della domanda interna, cioè dei consumi. La ricetta, tratteggiata dal premier, per richiamare le imprese all'attivismo prevede sia l'avvio d'un piano diretto a semplificare adempimenti, versamenti e passaggi amministrativi, sia, come ultima chiamata, anzi, chance, il taglio dell'aliquota dell'imposta sui profitti. Strategia complessa che richiederà il varo di almeno tre misure fondamentali e sulle quali l'attuale Esecutivo sarà posto sotto esame nei primi mesi.

Le società nipponiche riposano su di un tesoro di più di 2mila miliardi di euro - Come punto di forza, a vantaggio del Governo, il monitoraggio dei risparmi che le imprese nipponiche in questi anni si sono assicurate in attesa di tempi migliori. Si tratta, secondo le stime dell'Esecutivo, di più di 2 mila miliardi di euro, per intenderci, una cifra che distanzia, e di molto, lo stesso Pil italiano. Insomma, una sorta di economia in stallo e destinata a sonnecchiare ancora per lungo tempo, a meno di novità forti e incisive, che riposa sotto la pancia dell'economia giapponese. Come riaccenderla, come smobilitarla dall'inattività? Semplice, almeno per il primo Ministro e per i suoi consiglieri, offrendo un piano di semplificazione, peraltro da anni anch'esso in attesa di divenire realtà, e, ma in allegato, l'eventuale aggiunta d'una riduzione dell'imposizione sui profitti. Altrimenti? La risposta di Naoto Kan è sembrata altrettanto semplice da intendere. Nel caso che il mondo delle imprese faccia orecchie da mercante, infatti, il Governo potrebbe anche sentirsi libero di introdurre nuove norme che vadano a colpire proprio l'enorme tesoro di più di 2 mila miliardi di euro che da mesi riposa e alloggia sui bilanci di 3 milioni di aziende, apparentemente senza scopo. In pratica, lo scambio è intuibile.

L'Iva? Eppur si muove - Discorso ancor più articolato per l'Iva. In questo caso, infatti, mentre il Fondo Monetario ne fissa al 15% l'aliquota sostenibile e più appropriata alle esigenze del Paese, pensare, anche in via puramente ipotetica, a un tale balzo in avanti, segnerebbe subito un primo inciampo per il nuovo Esecutivo. Comunque, il livello attuale dell'imposta sul valore aggiunto, notoriamente basso, 5%, deve esser rivisto verso l'alto. A che punto fermarsi nel rialzo sarà compito dei responsabili dell'Economia che a Tokyo studiano il passo, fatidico, oramai da un decennio.

20 miliardi per incentivare la domanda - Sul versante dei consumi, visto dalla busta della spesa dei contribuenti, quasi 68 milioni di cittadini, sono già stati predisposti, per il 2010, 8 miliardi di euro, che saranno spesi nell'anno in corso. Per il 2011, invece, il premier ha anticipato la costituzione d'un secondo fondo speciale che avrà in dotazione quasi 12 miliardi di euro. I dubbi però abbondano, soprattutto alla luce delle dinamiche della crisi attuale se raffrontate con l'esiguità dei fondi disponibili, in conclusione, soltanto 20 miliardi di euro.
 

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