Giappone: l’Iva aumenta o no?
Forse, ma tra due anni almeno
Deciso il rinvio della misura nell'ambito di una nuova serie di interventi per il rilancio dell’economia
Idee a confronto – Per capire la questione può essere utile analizzare alcuni dei punti vista interni al Paese. Il capo del Governo, Shinzo Abe, e i due partiti della coalizione di governo sono infatti favorevoli al rinvio dell’aumento sia perché ritengono che un incremento dell’imposta sui consumi potrebbe incidere sulla fragile domanda interna e bloccare la crescita economica. Anche il Partito comunista giapponese, fra le forze principali dell’opposizione, punta storicamente a risolvere i problemi del debito pubblico nipponico con l’aumento della tassazione delle società ed è contrario all’incremento dell’Iva sui consumi popolari. D’altra parte, un think tank come l’Istituto di ricerca Daiwa sostiene un punto di vista opposto. “La tesi secondo cui il rinvio dell’aumento dell’Iva potrebbe essere un mezzo per promuovere la crescita economica e realizzare la riforma fiscale – scrive l’economista del Daiwa Mitsumaru Kumagai – non è molto convincente. Anche se un certo grado di attenzione va sicuramente dato all’andamento dell’economia nel breve periodo, noi crediamo che sarebbe stato meglio andare avanti con l’aumento dell’imposta sui consumi così come programmato, di concerto all’applicazione di misure economiche per consentire una crescita economica sostenibile attraverso la riforma fiscale”.
Le indicazioni del Fmi, portare l’Iva al 15% – Il Fondo monetario internazionale continua invece a bacchettare la Abenomics. Con un documento diffuso alla fine di giugno il Fmi suggerisce infatti di aumentare l’Iva in maniera graduale, per arrivare almeno all’aliquota del 15% per il 2019. “Questo aumento graduale – spiega il Fondo in una nota ufficiale – consentirebbe di trovare il giusto equilibrio fra sostegno alla crescita e sostenibilità fiscale”.
Un’imposta sgradita ai nipponici – Nel Sol Levante è L’iva un’imposta davvero impopolare. Come riportano le cronache politiche, rinviarne l’aumento può consentire di dare il via a dibattiti internazionali e persino di vincere le elezioni. L’imposta sui consumi fu Introdotta in Giappone alla fine degli anni '80, e l'ultimo aumento dal 5 all’8% – datato aprile 2014 – giunse a 17 anni di distanza da quello del 1997, anno in cui all'aumento dell'Imposta sui consumi dal 3 al 5% seguì un blocco della ripresa economica, nel contesto della cosiddetta "crisi delle tigri asiatiche".