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Dal mondo

Giappone: la Dieta approva
la manovra fiscale di Abe

Il Budget approvato dal Parlamento tenta di fare quadrare i conti anche se la crescita è ancora bassa

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La politica fiscale del Governo Abe è legge. La Dieta nipponica ha infatti recentemente convertito in norma il Budget per l’anno fiscale 2016. L’aumento della tassazione sui redditi più elevati e sui profitti aziendali per finanziare lo stato sociale, una nuova sforbiciata alla corporate tax e lo sconto fiscale del 50% per le aziende che acquistano nuovi macchinari e attrezzature sono i pilastri della manovra voluta dal premier Shinzo Abe. 
A quattro anni dall’avvio dell’Abenomics (アベノミクス) l’economia del Sol Levante continua però a mostrare un andamento incerto: piccoli segnali positivi si alternano a bruschi stop. E viceversa. Se a febbraio infatti i consumi delle famiglie sono aumentati dell’1,2 % dopo cinque mesi consecutivi di calo, nello stesso mese la produzione industriale ha registrato una flessione del 6,2 dopo il rialzo del 3,7 di gennaio.

La politica fiscale nipponica punto per punto - Il Budget approvato dal Parlamento giapponese tenta di fare tornare i conti in un quadro sociale e economico caratterizzato da una bassa crescita, da un debito pubblico stimato al 245% del prodotto interno lordo e da un invecchiamento della popolazione sempre più marcato e non compensato da flussi migratori in ingresso al Paese.
Questi i punti chiave della manovra fiscale del Governo Abe:
  • aumento del 3% delle entrate fiscali dai profitti aziendali e salari per finanziare, in particolare, l'aumento della spesa previdenziale
  • agevolazioni fiscali del 50% per tre anni per le imprese che investono nel “capitale fisso”, con l’acquisto di macchinari e attrezzature
  • esclusione dal nuovo aumento dell’imposta dei consumi al 10% - programmato per il 2017 -  di cibi freschi e bevande (a eccezione degli alcolici)
  • taglio della Corporate Tax al 29.97% (e programmazione di una ulteriore riduzione al 29,74 nel 2018)
Iva, l’aumento programmato non basta all’Ocse - Il dito nella piaga dell’aumento Iva, imposta da sempre molto impopolare nel paese del Sol Levante, è stato messo nei giorni scorsi dal segretario generale dell’Ocse, il messicano Angel Gurria, nel corso di un incontro col premier Shinzo Abe a Tokyo. L’esponente dell’Organizzazione ha infatti suggerito al capo del Governo nipponico di portare l’aliquota dall’attuale 8% almeno al 15%. “Il 10% non è abbastanza”, ha sostenuto Gurria. Poche settimane prima il premio Nobel per l’Economia, Joseph Stiglitz, aveva dato ad Abe un’indicazione uguale e contraria: rinviare l’aumento dell’Iva al 10% già programmato per il 2017. In questo quadro - aveva spiegato il professore della Columbia University - un aumento dell’Iva porterebbe l’economia giapponese nella “direzione sbagliata”.
 
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