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Dal mondo

Giappone: cresce dal 5 all’8%
l’imposta sui consumi

Dal primo aprile deciso l’aumento a 17 anni di distanza dal 1997, anno in cui l’Iva venne innalzata dal 3 al 5%

giappone
Dalle parole ai fatti. Come annunciato da lungo tempo, il Governo guidato da Shinzo Abe ha dato il via libera definitivo all’aumento dell’imposta sui consumi dal 5 all’8% a partire dal primo aprile 2014. Un incremento che giunge a 17 anni di distanza dal 1997, anno in cui l’Iva giapponese fu innalzata dal 3 al 5%. Nei giorni in cui nel Sol Levante esplode il rosa dei ciliegi in fiore aumentano anche i prezzi sugli scaffali, e per l’Abenomics arriva il tempo dei primi bilanci, anche dal punto di vista fiscale.
Gli obiettivi dichiarati di questo aumento dell'imposta sui consumi sono quelli di rompere la spirale deflattiva e garantire la tenuta dello stato sociale e dei conti pubblici nel contesto di una politica economica di sostegno alla domanda. 
Ma, se dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca del Giappone arrivano pagelle positive sui primi risultati della Abenomics, i consumatori giapponesi - affermano le ultime rilevazioni statistiche del Governo - non sono invece entusiasti per gli ultimi  provvedimenti dell'esecutivo.
 
In calo la fiducia dei consumatori -  Secondo un’indagine del governo nipponico sulle famiglie, infatti, a marzo la fiducia dei giapponesi nei confronti dell’esecutivo Abe ha raggiunto il minimo (37,5 punti) dall’inizio dell’anno. Un dato che alcune fra le principali agenzie di stampa internazionali interpretano come legato al fatto che i giapponesi, probabilmente, non vedono di buon occhio l' aumento dell'imposta sui consumi introdotto ad aprile. Con le retribuzioni dei lavoratori giapponesi ferme da lungo tempo, questa crescita dei prezzi al consumo rischia infatti di tradursi in un'erosione immediata del potere d'acquisto.
Non solo, secondo alcuni osservatori, il rialzo dell'imposta dei consumi avrebbe portato a un aumento dei prezzi ben superiore al 3% fissato per legge. Dopo 15 anni di lotta contro la "zavorra" della deflazione, il Governo nipponico si quindi vede ora costretto a fronteggiare il pericolo opposto: l'inflazione.
 
La promozione Banca del Giappone –  D’altra parte, i vertici della Banca del Giappone sostengono la politica fiscale del premier Abe. Secondo il governatore della Boj, Haruiko Kuroda, la ripresa  dell' economia giapponese (i dati del Ministero dell'Economia nipponico confermano un +7% annuale della produzione industriale) guidata dalla domanda interna e sostenuta da una politica monetaria espansiva è ancora in pieno corso e non sarà fermata dal recente aumento dell'imposta sui consumi. L’ aumento del primo aprile  è però solo il primo dei due programmati per quest’anno. A partire da ottobre l’imposta sui consumi dovrebbe infatti essere ulteriormente innalzata di due punti, per arrivare al massimo storico del 10%. 
 
Il monitoraggio del Fondo monetario internazionale – La politica economica e fiscale giapponese è sottoposta inoltre al vaglio delle organizzazioni internazionali. Nel Global Financial Stability Report diffuso ad aprile, il Fondo monetario internazionale valuta positivamente i primi risultati macroeconomici della Abenomics, ma continua a fare pressione sul Giappone per la realizzazione di "riforme strutturali". "La transizione verso l'alto della crescita e i rischi finanziari a questa collegati - si legge nel rapporto - richiedono la realizzazione di riforme strutturali convincenti. Le prime fasi dell'Abenomics hanno in gran parte modificato con successo le aspettative deflazionistiche, ma il consolidamento [...] richiederà ulteriori sforzi".
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