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Dal mondo

G7, timidi progressi sulla web tax.
Al lavoro per un fisco più equo

Gli obiettivi da centrare: imposta minima globale per le società e una digital tax condivisa a livello internazionale

G7 Chantilly

A Chantilly, il G7 prova ad andare oltre le resistenze iniziali e assicura il proprio sostegno al lavoro di Ocse e G20 sui due pilastri che devono reggere la riforma del sistema tributario internazionale (vedi l’articolo Ocse, ecco la roadmap per il fisco della nuova economia globale digitale). Il summit di mercoledì 17 e giovedì 18 luglio ha visto protagonisti i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali delle sette maggiori potenze economiche mondiali (Germania, Canada, Stati Uniti, Francia, Italia, Giappone e Regno Unito). L’incontro tra i ministri, però, non ha prodotto molto di nuovo rispetto al G20 di Fukuoka di giugno. Ancora una volta, infatti, viene ribadita la scadenza del 2020 ma non viene sbloccato nessuno dei progetti in cantiere. Entro il 2020, pertanto, dovrà vedere la luce un nuovo sistema di relazioni tributarie internazionali, ma solo dopo aver superato le resistenze di tutti gli attori in gioco.

Nuovo sostegno al progetto dei due pilastri
In Francia i ministri dell’Economia e i governatori delle banche centrali del G7 hanno continuato insomma ad aggiungere mattoncini alla costruzione di un sistema fiscale internazionale più giusto. Un incontro interlocutorio, quindi, nel segno della diplomazia. Al termine del vertice francese, i ministri delle Finanze hanno convenuto che è urgente affrontare le sfide fiscali poste dalla digitalizzazione dell'economia. Il G7 finanziario ha quindi pienamente appoggiato l'adozione di una soluzione entro il 2020 basata su due pilastri, nel quadro del programma di lavoro approvato dal G20 e in corso di elaborazione in ambito Ocse. Le nuove regole, dicono i 7 grandi,  dovranno essere semplici e facili da implementare.

Verso un’Ires minima globale
Rafforzare la lotta all’evasione e all’elusione fiscale, costruire un sistema fiscale internazionale più equo, combattere gli schemi “aggressivi” di pianificazione tributaria delle multinazionali. Il G7 elenca i soliti obiettivi di lungo termine e ne aggiunge qualcuno nuovo. Il primo: assicurare rigidi standard a garanzia che le nuove criptovalute non vengano utilizzate a scopo di riciclaggio. Il secondo: impostare una nuova imposta minima globale sui redditi delle società.

I due pilastri e il richiamo Ocse
Nel comunicato finale del G7 francese trova quindi conferma il sostegno, e non era scontato, al lavoro degli sherpa dei vari attori in gioco per trovare una soluzione che adatti le regole tributarie internazionali al nuovo contesto della crescente digitalizzazione dell’economia. Nell’ambito del primo pilastro, si continuano a citare le nexus rules, che dovrebbero aiutare a individuare il Paese in cui tassare i profitti realizzati dalle società che operano globalmente. Nell’ambito del secondo pilastro, invece, c’è una novità ed è tutta diplomatica. Dopo le tensioni tra Stati Uniti e Francia a causa dell’introduzione della web tax a Parigi, infatti, il G7 prende ad esempio e cita come modello da imitare il regime Gilti (global intangible low-taxed income) introdotto negli Stati Uniti. Sistemi come il Gilti, viene espressamente detto dai 7 grandi, potrebbero assicurare dappertutto un livello minimo di imposizione e far sì che tutte le imprese paghino il loro giusto contributo all’erario dei Paesi dove operano.
Adesso la palla torna a G20 e Ocse. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico non ha perso l’occasione di ricordare ai partecipanti al summit la posta in gioco: la stabilità dell'economia globale e il rischio di una frammentazione del sistema fiscale internazionale. Quanto discusso al G7 di Chantilly per l’Ocse è il primo, indispensabile passo per riuscire a chiudere tutte le partite aperte (in primis quella sul Beps) alla riunione dei ministri delle finanze del G20 il prossimo ottobre.

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