Fmi: strategia in cinque punti
sul fisco per i Paesi del Golfo
Il Rapporto del Fondo monetario propone una ricetta con vari ingredienti e si concentra sul settore tributario
Riforme per sistemi fiscali più moderni
Le riforme fiscali nei Paesi del Golfo dovrebbero garantire sistemi moderni ed efficienti nella regione. I sistemi fiscali attualmente in vigore, infatti, sono caratterizzati da aliquote molto basse; nella regione del Golfo, i sistemi, fin dalla metà del XX secolo, non sono stati molto efficienti e hanno generato entrate tributarie piuttosto basse. Le riforme fiscali potrebbero aiutare a vivacizzare il flusso di entrate, fornire alla regione l’opportunità per modernizzare le leggi fiscali e le istituzioni. Inoltre, con le riforme, questi sistemi potrebbero essere incentivati a promuovere equità e allo stesso tempo allineare i Paesi del Golfo con le migliori pratiche fiscali a livello internazionale. In particolare, il Rapporto dell’Fmi raccomanda ai Paesi del Golfo una combinazione di strumenti fiscali moderni come per esempio una estesa bassa aliquota Iva assieme a specifiche accise, un’imposta sui profitti societari e un’imposta sulle proprietà. Il mix di queste imposte può assicurare sistemi fiscali progressivi e validi nella regione del Golfo. L’Iva è una moderna imposta sui consumi che è molto efficace nel mobilitare le entrate tributarie ed evitare distorsioni economiche. Per quanto riguarda l’Iva, i Paesi del Golfo dovrebbero annunciare i principi della struttura Iva che hanno intenzione di introdurre poiché l’esperienza internazionale suggerisce ci vogliano dai 18 ai 24 mesi per introdurre una nuova imposta una volta che l’accordo è stato raggiunto. La prontezza nell’accogliere la nuova imposta potrebbe variare tra i Paesi; quindi, i Paesi individualmente dovrebbero andare avanti con le loro riforme e strategie una volta che sono state messe a punto e pronte per essere attuate. Tra le conclusioni del report, l’Fmi suggerisce che le riforme fiscali necessarie partano il prima possibile, precedute da un attento coordinamento, pianificazione e comunicazione.
Ultime stime di crescita nei GCC
La crescita nei Paesi arabi del Golfo (Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar), che nel 2016 dovrebbe rallentare a +2,7% contro un Pil di +3,2% nel 2015, non può più dipendere soltanto dai ricavi legati al petrolio e al gas. Ad affermarlo è stato il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde in occasione della conclusione del meeting in Qatar con i ministri delle finanze e i governatori della banche centrali dei paesi del Golfo (Gulf Cooperation Council). Attualmente, continua Lagarde, una grande fetta di entrate fiscali e legate alle esportazioni provengono dal petrolio. “Con i prezzi del greggio che sono fortemente diminuiti dalla metà del 2014, i ricavi dalle esportazioni di greggio dovrebbero essere inferiori per 275 miliardi di dollari rispetto al 2014”. Proprio per questo in molti Paesi dell’area si sono deteriorati i conti pubblici.