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Dal mondo

Egitto: la primavera araba
fa da apripista alla svolta dell'Iva

Il Fondo monetario scommette sull’introduzione dell’imposta sul valore aggiunto e sulla lotta all’evasione

bassorilievo egiziano
Fondo monetario internazionale dixit sulle sabbie egiziane. Riepiloghiamo: in Egitto il prodotto interno lordo non s’è rovesciato negli anni della crisi, il debito non è schizzato in avanti e le entrate complessive, non soltanto quelle riconducibili ai tributi, si sono mantenute al di sopra dell’asticella critica del 20per cento in rapporto al pil. Un risultato dignitoso, all’apparenza. I flussi reali, infatti, colti nel dettaglio, rivelano un trend diverso e al contempo diversificato per regione, per territorio e persino per città. Il risultato è che il numero degli squilibri economici e sociali all’ombra delle Piramidi sono in aumento costante. L’effetto è una modestia eccessiva del gettito derivante da imposte e tasse. Nel complesso, il totale di queste voci una volta associato non supera il 15 per cento del pil reale. In pratica, al di sotto del 20per cento che si registra in Marocco, o in Tunisia. E così il fisco egiziano per ampiezza, modalità ed efficienza finisce per essere accomunato a quello giordano, tra gli ultimi nella regione, e nel mondo.
 
L’allerta dell’FMI – Dato lo scenario, l’avviso del Fondo monetario internazionale è stato perentorio: alimentare la crescita della leva fiscale, rendendola più efficiente e aumentandone il grado di affidabilità. Altrimenti, in futuro, s’intravede il rischio d’un crollo delle risorse e delle disponibilità pubbliche, soprattutto alla luce dei cambiamenti repentini, continui, indotti dalla Primavera araba. Insomma, un terremoto politico continuo, con ciò che determina sul versante economico e funzionale, non può essere assorbito a meno che l’intera infrastruttura fiscale e finanziaria di riferimento non facciano un deciso passo in avanti sulla via delle riforme.
 
La ricetta del Fondo Monetario: spazio all’Iva – Il gettito delle imposte indirette supera a stento il 5per cento dell’intero gettito delle entrate fiscali. E questo nonostante il mercato interno egiziano non risulti affatto deficitario né sul versante dei consumi, il cui livello si mantiene elevato, né sul lato dell’erogazione dei servizi. Eppure il flusso delle indirette non decolla, langue. La ragione? Un puzzle di tasse e di balzelli i più variegati che, indifferentemente, ricadono su beni e servizi e che, altrettanto invariabilmente, risultano inefficienti o fonte di macro-evasione. La soluzione? Introdurre una normativa Iva di modello europeo con la cancellazione di decine di tasse finora rivelatesi inefficaci e fonte di evasione. In sintesi, spazio all’Iva e ridefinizione dell’intero codice tributario.
 
Stop all’evasione ed estensione della base imponibile – Il secondo passo, da associare alla priorità dell’Iva, consiste nel potenziare l’impegno sul fronte dell’evasione fiscale. Il tax gap, infatti, è tra i più alti, ed oramai è divenuto insostenibile. Innanzitutto, aumentare il menù dei servizi ai contribuenti nella disponibilità dell’Amministrazione finanziaria. Per la verità, a questa richiesta è già stata data una risposta con l’avvio d’un sistema elettronico per i pagamenti online di imposte e tasse dovute. Naturalmente, l’iniziativa è stata supportata dall’aumento delle postazioni da cui effettuare i pagamenti. Ad oggi, infatti, non superano le 200, mentre al termine dell’operazione dovranno raggiungere il numero di 1200 postazioni, in banche, poste e altri uffici pubblici da definire. Un secondo passo, altrettanto importante, almeno secondo il Fondo monetario, riguarda la maggiore redistribuzione delle ricchezze attraverso una ridefinizione della base imponibile che, tradizionalmente, favorisce i contribuenti più facoltosi. In realtà, questo è l’unico intervento reale che sembra più lontano alla luce delle potenzialità attuali manifestate, in più sedi, dai responsabili e dai vertici dell’economia e delle autorità finanziarie.
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