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Dal mondo

Ecofin: si accorcia la black list.
Fuori tra gli altri Panama e Tunisia

La decisione nel corso della riunione di oggi. Otto giurisdizioni lasciano la lista nera dello scorso 5 dicembre.

Barbados, Grenada, Corea del Sud, Macao, Mongolia, Panama, Tunisia e Emirati Arabi Uniti sono ufficialmente fuori dalla lista dei paradisi fiscali. Lo hanno deciso i ministri delle Finanze dell’Unione Europea nella riunione del Consiglio Economia e Finanza (Ecofin) di oggi a Bruxelles, modificando le conclusioni di dicembre. Le 8 giurisdizioni passano dalla black list alla lista grigia e saranno tenute sotto controllo per verificare che gli impegni assunti per ovviare alle preoccupazioni dell’Ue siano effettivamente rispettati.

“Il nostro sistema di monitoraggio si sta già dimostrando valido”, ha detto Vladislav Goranov, ministro delle Finanze della Bulgaria, che attualmente detiene la presidenza del Consiglio. “Le giurisdizioni di tutto il mondo hanno lavorato duramente per impegnarsi a riformare le loro politiche fiscali”. L’obiettivo è promuovere una buona governance fiscale a livello globale, massimizzando gli sforzi per prevenire l'elusione, la frode e l'evasione fiscale.

Le 8 giurisdizioni passano quindi dall’allegato I delle conclusioni (non-cooperative jurisdictions) all’allegato II (cooperation with respect to commitments taken). Nella lista nera approvata lo scorso 5 dicembre dal Consiglio europeo dei ministri dell’economia restano quindi solo 9 dei 17 Paesi considerati non collaborativi in materia fiscale. Si tratta di Samoa americana, Bahrein, Guam, Isole Marshall, Namibia, Palau, Santa Lucia, Samoa e Trinidad e Tobago: tutte giurisdizioni classificate come “non coperative” sulla base di criteri che si riferiscono alla trasparenza fiscale, all’equa tassazione e all’applicazione delle misure Ocse anti-Beps (Base Erosion and Profit Shifting: l’insieme di strategie di natura fiscale con cui alcune imprese riescono a erodere la base imponibile e dunque a sottrarre imposte al fisco). L’elenco, redatto nel corso del 2017 parallelamente al forum mondiale dell'Ocse sulla trasparenza e lo scambio di informazioni a fini fiscali,  grazie al lavoro del gruppo Ue “Codice di condotta”, contiene anche raccomandazioni sulle misure da adottare per essere cancellati dalla lista.

Altre 47 giurisdizioni, cui si aggiungono le 8 di oggi, si sono invece impegnate a risolvere, entro il 2018 o, in alcuni casi, entro il 2019, i rilievi fatti dall’Ue sulla propria normativa tributaria e ad adottare le misure necessarie per non essere inserite, anche successivamente, nella lista delle realtà fiscali non collaborative. L'elenco deve essere rivisto almeno una volta all'anno, ma il gruppo di lavoro incaricato della sua preparazione può chiedere un aggiornamento in qualsiasi momento. “Le giurisdizioni che rimangono in black list - si legge nel comunicato stampa diramato nel corso della riunione di oggi - sono vivamente incoraggiate ad apportare le modifiche richieste”. La loro legislazione fiscale, le loro politiche e pratiche amministrative, infatti, causano o possono causare una perdita di entrate per gli Stati membri. Motivo per cui, si legge sempre sul comunicato, “in attesa di tali modifiche, l’Ue e gli Stati membri potrebbero applicare misure difensive”.
 
 
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