Cooperazione: il fisco corre
lungo la nuova “Via della Seta”
Il punto sulla conferenza internazionale in Kazakistan dedicata alla Belt and Road Iniziative
La “Proposta di Astana”
Un lancio di agenzia diffuso dall’Amministrazione fiscale cinese al termine della tre giorni descrive una conferenza ad “ampio spettro”, che ha cominciato ha porre le basi di una collaborazione più solida fra i paesi coinvolti verso una “tassazione che faciliti il commercio e gli investimenti”. Il confronto è stato dedicato, fra l’altro, a macrotemi giuridico-fiscali come il miglioramento dei servizi ai contribuenti, la risoluzione delle controversie e le caratteristiche dello stato di diritto. Le quasi 50 amministrazioni fiscali “sono determinate a sfruttare le conoscenze collettive e a mettere insieme le risorse necessaria a promuovere un contesto fiscale favorevole alla crescita e che contribuisca a uno sviluppo economico inclusivo e sostenibile”. Dal punto di vista strettamente fiscale, la nuova Silk Road si snoderà anche attraverso una più stretta collaborazione fra i Paesi che aderiscono al progetto. Il risultato più tangibile della conferenza è, infatti, la “Proposta di Astana”, l’iniziativa presentata dai paesi partecipanti che punta a dare una organizzazione più strutturata e formale al coordinamento fra le amministrazioni finanziarie targate Belt and Road Iniziative. Sinergia vista positivamente anche da Masamichi Kono, vice segretario generale dell’Ocse, che ha commentato con favore la conferenza di Astana, descritta come “una pietra miliare nel rafforzamento degli scambi fiscali e della cooperazione fra i paesi e le regioni che partecipano all’iniziativa”. Si tratta di un progetto che ha preso il via nel 2013, ma con radici molto antiche.
Una "Via della Seta" per il terzo millennio
Lungo i circa 8mila chilometri della antica “Via della Seta” si svolgevano i traffici commerciali fra l’Impero Cinese e l’Impero Romano. Cinque anni fa la Repubblica popolare cinese ha lanciato la costruzione di un nuovo sentiero economico che oggi arriva a coinvolgere a vario titolo oltre 60 Paesi nel mondo. La “Via della Seta del XXI secolo” – articolata in cinque rotte di terra e mare – punta a rafforzare gli scambi commerciali fra l’Asia, l’Europa e l’Africa. È in fase di costruzione, da parte della Repubblica popolare, una vasta area di influenza economica afro-euro-asiatica.
Entrate fiscali in crescita
Secondo il governo cinese i primi quattro anni di vita della Belt and Road iniziative hanno visto un cospicuo aumento della “connettività” commerciale fra i Paesi coinvolti nel progetto. In particolare, nel triennio 2014-2016, la crescita dei flussi commerciali fra i paesi “Bri” è stata accompagnata da investimenti cinesi per oltre 50 miliardi di dollari Usa nei Paesi che aderiscono alla rete. Le aziende cinesi – ha affermato Xi Jin Ping in un discorso ufficiale – hanno creato 56 zone di cooperazione economica in oltre 20 Stati lungo le rotte della nuova "Via della Seta". Un giro di affari che ha consentito ai Paesi coinvolti di incamerare entrate fiscali ulteriori per 1,1 miliardi di dollari e di registrare la creazione di 180mila nuovi posti di lavoro.