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Dal mondo

Com’è cambiato il gettito fiscale
dei Paesi Ocse negli ultimi anni

Le maggiori entrate tributarie dei Paesi sviluppati provengono dall’Iva. Seguono le imposte sul reddito delle persone fisiche e quelle previdenziali

Euro, dollaro, valute

Imposte sul reddito delle persone fisiche, imposte sulla proprietà, sui redditi delle società, sul consumo di beni e servizi: sono queste le principali fonti che alimentano il flusso delle entrate tributarie dei Paesi più avanzati. Ma su quali tipi di imposta si sta concentrando la tassazione? Un’analisi della Tax Foundation (l’ente di ricerca apartitico statunitense) evidenzia come ad oggi, sulla base dei dati Ocse, la tendenza attuale vede aumentare la tassazione sui consumi, che al momento costituisce la principale voce tra le entrate fiscali dei Paesi più sviluppati, e diminuire le imposte sui redditi delle persone fisiche. L'analisi dell'organizzazione americana, però, approfondisce anche altri aspetti. Vediamo i più interessanti.

In calo i prelievi sui redditi delle persone fisiche
Facendo un confronto tra la media delle entrate fiscali degli Stati aderenti all'Ocse nel 1990 e la corrispondente media nel 2017, si scopre che la più importante variazione interessa le imposte sui redditi delle persone fisiche. Alla fine del secolo scorso queste imposte rappresentavano il 29,9% sul totale delle entrate tributarie, mentre oggi incidono per un 23,9%. Il Paese che riceve più denaro dall’Irpef e dalle altre imposte sulle persone è la Danimarca, con il 53.4% del totale delle entrate tributarie, seguita dall’Australia (40,8%), dagli Stati Uniti (38,6%) e dall’Islanda (38,5%). Il Cile (9,7%), la Repubblica Slovacca (10,3%) e la Repubblica ceca (11,6%) sono, invece, i Paesi che hanno fatto meno affidamento alle imposte sul reddito delle persone fisiche.

Le entrate fiscali dalla tassazione sugli utili della società
Tra il 1990 e il 2017, il gettito proveniente dalle imposte sul reddito delle società è d'altro canto aumentato, passando dal 7,7% al 9,2%, nonostante il progressivo calo delle aliquote che si è registrato negli ultimi anni con l’auspicio di incentivare gli investimenti. In Cile e in Messico le imprese contribuiscono a finanziare le casse dello Stato per circa il 21% del totale. Dalla parte opposta troviamo, invece, Paesi come l’Estonia, l’Ungheria, la Slovenia, l’Italia, la Lituania e la Francia dove le entrate tributarie adducibili alla tassazione delle società si aggirano intorno al 5%.

Più entrate dalle imposte sui consumi
In media, nel 2017, nei Paesi aderenti all'Ocse le imposte sui consumi “pesano” per il 32,4% sulle entrate tributarie, superando di slancio le imposte sui redditi delle persone fisiche. In tutti i Paesi più sviluppati, ad eccezione degli Stati Uniti, le aliquote Iva e le accise si mantengono su valori molto elevati. Dai dati emerge che il Cile è uno degli Stati che ha spostato maggiormente la tassazione sui consumi, e che oggi incide per il 54,8% del gettito fiscale totale, seguito dalla Turchia (43,4%), dall’Estonia (42,9%), dall’Ungheria (42,5%) e dalla Lettonia (41,4%).

Le entrate fiscali provenienti dalla tassazione sulla proprietà e dalla previdenza
Negli ultimi anni hanno subito un aumento anche le entrate tributarie riferite alle imposte che finanziano programmi sociali come la previdenza, l’indennità di disoccupazione, le assicurazioni sanitarie, ecc., applicate – nella maggioranza dei Paesi – sia al lavoratore sia al datore di lavoro. La quota è passata dal 23,3% al 26,2% del totale delle entrate fiscali. Gli Stati dove il peso di queste imposte è più importante sono la Repubblica Slovacca (44,1%), la Repubblica Ceca (43%) la Lituania (41,4%). Saltano all’occhio poi i casi della Danimarca, dell’Australia e della Nuova Zelanda che non hanno entrate provenienti da questa tipologia di tassazione.
Nessuna variazione nel corso del tempo, invece, per le tasse sulla proprietà, che incidono in media per il 5,7%. Negli Usa le entrate fiscali da imposte sugli immobili sono pari al 15.4% delle entrate totali. Alte percentuali si registrano anche nel Regno Unito (12,6%), in Canada (11,9%) e in Australia (10,8%). Molto basse, invece, le entrate sulla fiscalità immobiliare in Estonia (0,7%), Austria (1,3%), Lituania (1,3%), Repubblica Slovacca (1,3%) e Repubblica Ceca (1,4%).

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