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Dal mondo

Australia: ha debuttato la tassa
sui beni e sui servizi digitali

Definita Netflix Tax è entrata in vigore da circa un mese ed è l’equivalente dell’Iva europea estesa ai beni immateriali

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Il governo del Paese ha deciso di estendere la tassa su beni e servizi anche ai contenuti digitali. Il governo federale australiano ha intenzione di estendere la tassa sui beni e servizi del 10%, (Goods and Service Tax, Gst), l’equivalente australiano dell’Iva europea anche ai "beni immateriali" come contenuti digitali, giochi e software, fra cui anche i servizi di piattaforme di streaming online. L’imposta è stata definita Tax Netflix ed è entrata in vigore da circa un mese. Con la diffusione di internet e, naturalmente, dell’e-commerce, molti consumatori si rivolgono sempre più alla rete per ottenere le migliori offerte in tutta comodità. A lungo le compagnie straniere come Netflix, Asos e eBay hanno evitato il sistema australiano che prevede un’imposta del 10% su beni e servizi acquistati nel Paese e hanno fatto sì che il governo perdesse importanti entrate monetarie.
 
Come funziona la nuova tassa
Passata a maggio dello scorso anno come parte della legge fiscale del 2016, la tassa Netflix prevede l’applicazione di un’imposta del 10% su tutti i prodotti digitali importati, come serie televisive, filmati, applicazioni, canzoni, podcast , e-book, giochi e servizi. Ciò significa che l’imposta troverà applicazione anche a servizi come Spotify e Netflix. Le aziende locali sono già soggette all’imposta, quindi la tassa fa in modo che si chiuda una scappatoia per le aziende globali. Per quanto riguarda, ad esempio, l’abbonamento Netflix, l’applicazione dell’imposta si traduce in un aumento del pacchetto base del servizio di piattaforma di streaming online che passa da 8,99 dollari a 9,99 dollari.
 
Gli obiettivi del governo
Gli obiettivi del governo australiano sono due: da un lato, raccogliere 350 milioni di dollari nel corso di quattro anni a partire da luglio 2017 perché siano condivisi tra gli Stati e i territori e creare le stesse condizioni per i fornitori nazionali. Questa imposta assicura che le imprese australiane che vendono prodotti e servizi digitali non siano svantaggiati rispetto alle imprese estere che vendono prodotti equivalenti in Australia. Aziende come Netflix, in questi anni, infatti, si sono avvantaggiate di un espediente legale che ha permesso loro di essere “esentate” dall’applicazione della Gst sui prodotti e servizi digitali esportati in Australia. L’obiettivo della nuova legge fiscale è di porre un freno a questo espediente. Il governo, a tal fine, ha seguito un suggerimento dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo, nell’adozione della tassa sui beni digitali, che ha precedenti internazionali che vanno dall’Unione europea alla Russia e agli Stati Uniti (anche se non in Canada).
Il governo australiano ha pianificato per il 1° luglio 2018 la tassa eBay che prevede l’applicazione di un’imposta del 10% su tutte le merci importate digitalmente a basso costo, per cui impatterà su aziende come Amazon ed eBay. Fino a ora, tutto ciò che vale meno di 1.000 dollari potrebbe essere acquistato online senza che trovi applicazione l’imposta del 10%. Fondamentalmente, la differenza è che la tassa Netflix si applica a contenuti digitali (film, canzoni eccetera) mentre la tassa eBay sul contenuto fisico che esiste nel mondo materiale (libri, abiti, eccetera).
 
L’indagine dell’Ato sulle multinazionali
Il governo australiano è da sempre molto impegnato nella lotta all’evasione fiscale di aziende digitali come Netflix. Lo scorso aprile, infatti, l’Australian Taxation Office ha chiesto di pagare centinaia di milioni di dollari in tasse arretrate ad Apple, Microsoft e Google, eccetera. In totale, le multinazionali coinvolte sono state sette e rischiano di dover risarcire circa 2,9 miliardi di dollari. L’indagine ha visto una task force costituita da oltre 1.000 persone che hanno studiato le tattiche utilizzate da queste multinazionali per pagare meno tasse in Australia.
 
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