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Dal mondo

Australia: un Fisco spiegabile,
unico antidoto alla complessità

Due nuove pubblicazioni per comprendere meglio cosa fa l’Amministrazione, perché lo fa e quale sia la mission

australia e comunità
Sono lontani gli anni dell’Alberto Sordi di "Bello, onesto, emigrato Australia, sposerebbe compaesana illibata", il fascino dell’oltreoceano resiste, anche in un ambito notoriamente poco “seducente” come quello fiscale. Lo testimoniano le ultime pubblicazioni dell’Ato (Australian Taxation Office), che confermano la posizione di leadership dell’Amministrazione fiscale nel panorama internazionale. Il mantra a cui si ispirano Compliance program 2012-2013 e annual report 2011-2012 è “Open and Accountable Admnistration”, un’amministrazione aperta e “spiegabile”: l’obiettivo è dare conto dell’azione amministrativa e condividere la propria missione istituzionale con stakeholder e contribuenti.
 
Un passo indietro: il Centro per l’integrità del sistema fiscale. In realtà l’impegno dell’Ato sul fronte dell’accountability risale almeno al 1999, quando, insieme all’Australian National University, ha dato vita al CTSI (Centro per l’integrità del sistema fiscale), operativo fino al 2005. Un’esperienza di integrazione tra mondo accademico e istituzioni che in Australia non è limitata al settore fiscale, ma si estende ai principali ambiti di regolazione dei comportamenti collettivi, dai cambiamenti climatici alle pari opportunità, dai diritti umani alle politiche sociali e della salute. Nei sei anni di attività il centro studi ha condotto 13 progetti di ricerca e prodotto 180 pubblicazioni sulle attitudini dei contribuenti nei confronti dell’autorità fiscale e sul sistema di relazioni tra Fisco e contesto esterno. Grazie alla costante attività di studio e ricerca è stato possibile implementare il modello proattivo di tax compliance introdotto dall’Ato e poi adottato dall’Ocse: principio-base del modello è adattare l’azione amministrativa alle attitudini di coloro che vi sono sottoposti, massimizzando gli sforzi dell’amministrazione per facilitare l’adempimento più che per reprimere il mancato adempimento. Un primo elemento di interesse emerso dalle ricerche, relativamente inaspettato, è la forte obbligazione morale degli australiani verso il pagamento delle imposte; gli intervistati si mostrano invece più critici nei confronti della trasparenza e dell’equità del sistema fiscale. Ne scaturiscono orientamenti differenti verso gli obblighi fiscali e l’autorità fiscale, distribuiti lungo un continuum compreso tra l’adesione convinta e la sfida deliberata al sistema regolatorio: a ciascuna di queste “posture” deve adeguarsi l’agire dell’autorità fiscale.
 
Il Compliance program 2012-2013. Lo scopo della pubblicazione, si legge nell’introduzione, è “aiutare le persone a comprendere al meglio cosa facciamo e perché”. Le direttrici dell’azione amministrativa, descritte nel documento, sono ispirate al duplice scopo di individuare e punire gli evasori da un lato, facilitare l’adempimento (ridurre i costi di compliance) dall’altro. In particolare, i pilastri su cui è costruito il programma di compliance (e in funzione dei quali è misurata anche l’efficacia dell’azione amministrativa) sono quattro: presentazione della dichiarazione dei redditi, tempestività, accuratezza e completezza dei dati, versamenti che ne derivano. Nei confronti della grande maggioranza di contribuenti onesti, l’obiettivo dell’amministrazione è aumentare la loro partecipazione al sistema fiscale: da qui il potenziamento dei servizi on line, l’azione informativa per migliorare la comprensione dei propri diritti e doveri, il supporto alle imprese in difficoltà (anche con il ricorso a un’assistenza personalizzata), la consulenza offerta a particolari tipologie di contribuenti (forum on line, webinar di discussione su temi fiscali, osservatori, newsletter, pubblicazioni), fino ai servizi ad hoc per i grandi contribuenti. Non manca, tuttavia, il richiamo alle iniziative che l’agenzia intende attuare per contrastare i fenomeni evasivi ed elusivi e così garantire “l’integrità del sistema fiscale, assicurando che la grande maggioranza degli australiani che rispetta gli obblighi fiscali non sia danneggiata”.  Il Compliance program contiene poi una sezione dedicata a ciascun target dell’attività amministrativa: persone fisiche, imprese individuali, piccole e medie imprese, grandi contribuenti e pensionati. Ogni sezione riporta, per la categoria in esame, lo specifico approccio alla tax compliance elaborato dall’Ato, i principali ambiti di intervento dell’amministrazione fiscale (ad esempio, redditi omessi, rimborsi non dovuti per le persone fisiche; trust, capital gain e fringe benefit per le piccole e medie imprese; consolidato, acquisti e cessioni di rami d’azienda per le grandi imprese) e ciò che si sta facendo per facilitare l’adempimento (to make it easier). Un capitolo è dedicato alla valutazione delle performance nel biennio 2011-2012, attraverso cui si forniscono indicazioni sui mutamenti indotti in termini di tax compliance ma anche sulle aree di miglioramento dell’azione amministrativa. 
 
L’Annual report. Nell’introduzione sono ancora una volta esplicitati gli obiettivi strategici dell’amministrazione: incoraggiare i contribuenti e fornire assistenza a coloro che intendono pagare le imposte, riducendo al minimo i costi dell’adempimento; proteggere la comunità, individuando chi danneggia il bene comune con l’evasione; sviluppare le innovazioni; difendere gli inteeressi della collettività, suggerendo al governo gli interventi da adottare per migliorare l’efficienza del sistema fiscale. Nelle quasi 300 pagine del rapporto - che supplisce alla lunghezza con un layout agile e un linguaggio immediato - si offre un resoconto dettagliato delle attività realizzate, suddivise in due macro-aree, la prima è dedicata all’analisi delle performance (erogazione dei servizi, contrasto all’evasione, consulenza, percezione da parte di stakeholder e contribuenti), la seconda alle azioni intraprese per sviluppare il management e l’accountability (audizioni in parlamento, rendicontazioni, audit interno, politiche del personale). Un elemento distintivo è l’attenzione che l’Ato continua a riservare alla percezione condivisa del proprio agire, con diverse indagini quantitative e qualitative. Nel 2012, l’83% degli intervistati si è dichiarato d’accordo con l’affermazione “L’Agenzia delle entrate sta facendo un buon lavoro”; sui diversi item dell’indagine, centrati sulla percezione di onestà, equità e trasparenza, il target che ha mostrato maggiore apprezzamento è quello delle piccole e medie imprese, mentre i più critici sono risultati gli intermediari. Ebbene, non bastano all’Ato i 9.200 followers su Twitter e i 1.800 like su Facebook per essere esente da critiche, come dimostrano le oltre 38mila lettere di lamentele recapitate nel 2012 agli uffici finanziari. La strada della compliance è ancora lunga, anche in Australia.
 
 
 
 
 
Fonti consultate
 
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