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Dal mondo

Australia: dal Fisco un monito,
ma anche un suggerimento

Nel mirino 60 multinazionali che sono state invitate a prestare maggiore attenzione e a pagare le imposte dovute

fisco australiano
L’Amministrazione finanziaria ha inviato a 60 multinazionali lettere formali nelle quali si richiede il pagamento delle imposte dovute e il rispetto delle regole fiscali evitando l’uso di artifizi contabili.
A riferirlo l’Australian Tax Commissioner, Chris Jordan, nel corso di una interrogazione parlamentare seguente a una inchiesta del Senato.
Nel corso dell’incontro, Jordan ha riferito che molte di queste aziende utilizzano un modello di business che finisce per tradursi nel “guadagnare qui e fatturare altrove”. La tattica, ha sottolineato Jordan, è di ritardare, ostacolare e giocare con le regole. 

Le aziende non collaborative 
Alcune aziende australiane, ad esempio, recentemente si sono rifiutate di presentare anche le documentazioni più elementari, ha evidenziato Jordan, che riguardano l’entità effettiva dei profitti conseguiti e delle responsabilità fiscali. C’è chi, ad esempio, è finito nel mirino del Fisco quando è emerso che soltanto nello scorso anno finanziario sono state pagate in Australia imposte inferiori al dovuto. Jordan ha assicurato che l'Australian Taxation Office sarà ragionevole con chi collabora in maniera genuina, “ma prenderemo una posizione molto più severa con chi non collabora”. Altre lettere di questo tipo saranno inviate nei prossimi mesi, seguite da “revisioni e controlli”, ha dichiarato. 
Il Commissario Jordan ha offerto anche qualche dato: soltanto l’anno scorso sono stati effettuati 50 controlli fiscali e 350 revisioni contabili dei grandi gruppi pubblici che  hanno riportato nelle casse dello Stato ben 1 miliardo e 600 milioni di dollari australiani.

Il Paese ha firmato l’accordo sullo scambio automatico di informazioni
A seguito di un’inchiesta del Senato sull’elusione fiscale, l’anno scorso l’ex Tesoriere Joe Hockey ha introdotto una nuova legge antielusione per le multinazionali rivolta a circa mille aziende con fatturato pari a più di 1 miliardo di dollari. Il governo, ha, inoltre, introdotto leggi per dare un giro di vite ai metodi irregolari del transfer pricing e della capitalizzazione sottile, punti chiave nel modello “guadagnare qui e fatturare altrove”. L’Australia presenta oggi alcuni incoraggianti progressi sul fronte della lotta all’evasione delle grandi aziende; l’Australia, infatti, è diventata recentemente uno dei 31 Paesi che hanno sottoscritto in sede Ocse il  Multilateral Competent Authority Agreement (Mcaa), per attivare lo scambio automatico delle informazioni (Country-by-Country Reports).  In particolare, l’Mcaa consentirà, a tutti i governi degli Stati firmatari, di attuare finalmente un adeguato controllo sulle politiche di transfer pricing adottate dai gruppi internazionali. 

I provvedimenti decisi dall’Ocse
Lo sforzo compiuto dall’Ocse nel corso degli ultimi anni è di aumentare la trasparenza sulle operazioni dei gruppi multinazionali e si inserisce nell’ambito delle attività previste dall’Implementation Package di common reporting standards in relazione all’Action 13 “Documentazione in materia di transfer pricing” del progetto Beps (Base Erosion and Profit Shifting), che mira a definire una riforma delle regole fiscali internazionali in 15 linee di azione.  Il Mcaa consentirà alle amministrazioni finanziarie di ottenere una esaustiva informativa in merito alle modalità seguite dai gruppi multinazionali per strutturare le proprie operazioni e i flussi inter-company, e lo scambio delle informazioni dovrà avvenire seguendo procedure atte a garantire un adeguato livello di riservatezza, relativamente alle informazioni così acquisite dagli uffici pubblici.
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