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Attualità

Verifiche congiunte Italia-Baviera:
i risultati della fase sperimentale

Prima uscita pubblica, inoltre, per la nuova squadra creata al fine di estendere i controlli, oltre che sul territorio Veneto, anche in Lombardia e nella provincia di Bolzano

Si è tenuto a Roma, oggi, presso la sede centrale dell’Agenzia delle Entrate, un incontro tra i rappresentanti delle Amministrazioni fiscali italiana e tedesca.
L’evento è stato organizzato per presentare le conclusioni del progetto pilota di joint audit nato dall’intesa siglata nel 2012 tra direzione regionale del Veneto e lo Stato libero di Baviera, con il coordinamento della direzione centrale Accertamento. Inoltre, considerato che l’attività di verifica, quest’anno, è stata estesa anche alle società con sede principale o secondaria italiana nella competenza territoriale della direzione regionale della Lombardia e della direzione provinciale di Bolzano, è stato istituito un nuovo gruppo di lavoro dell’Agenzia delle Entrate, di cui fanno parte un referente di ciascuna regione e provincia coinvolta e alcuni funzionari della direzione centrale Accertamento, esperti di verifiche congiunte.
 
Al convegno hanno partecipato, tra gli altri, per l’Italia, il direttore centrale aggiunto Accertamento, Emiliana Bandettini, il responsabile del settore internazionale dell’Agenzia, Maria Paola Mastroeni; per la Germania, i responsabili del dipartimento fiscale bavarese, Eckehard Schmidt, della divisione di diritto internazionale e controlli della Baviera, Thomas Eisgruber, e della divisione scambio informazioni e cooperazione con le autorità fiscali del ministero delle Finanze federale di Berlino, Ernst Czakert.    
 
Cos’è il joint audit
Il joint audit presuppone un accordo tra autorità fiscali di Stati diversi per lo svolgimento e il coordinamento di una verifica fiscale su uno o più contribuenti (persone fisiche e/o persone giuridiche), in relazione ai quali vi è un interesse comune o complementare. La verifica congiunta è condotta da un team formato da verificatori di entrambi gli Stati.
Presupposto per lo svolgimento di un joint audit è la definizione del quadro giuridico-normativo (legal framework) nel quale operare.
 
La cronologia del progetto
Il progetto di joint audit Italia-Germania ha preso il via nell’ottobre del 2012 con la sottoscrizione di una lettera di intenti, nella quale l’Agenzia delle Entrate italiana e l’Amministrazione fiscale bavarese (bayerisches staatministerium del Finanzen) si impegnavano a rinforzare la cooperazione amministrativa con particolare riferimento alle transazioni cross-border di aziende residenti in Veneto e Baviera.
Nel corso del 2013 si sono succeduti una serie di incontri tra i rappresentanti delle due delegazioni che hanno portato alla formazione di un nucleo di verifica congiunto e alla sottoscrizione di un memorandum of understanding, con il quale è stato delineato il perimetro della collaborazione.
Nel 2014 sono, quindi, state eseguite le joint audits condotte dal team formato da verificatori italiani e tedeschi di cui sono stati presentati gli esiti.
 
Il framework legislativo
A livello internazionale, il rapporto del Forum on tax admnistration dell’Ocse “Joint audit report” contiene le linee guida e le raccomandazioni in merito alla cooperazione fiscale internazionale per il tramite di audits congiunti tra Stati.
In Europa, la reciproca assistenza fra le autorità competenti degli Stai membri nella lotta all’evasione fiscale internazionale è stata dapprima disciplinata dalla direttiva n. 77/799 Cee del 19 dicembre 1977, poi sostituita dalla direttiva n. 2011/16/Ue del 15 febbraio 2011 volta a rendere più efficace la mutua assistenza amministrativa nel settore delle imposte sui redditi, allineandolo allo standard internazionale individuato dall’Ocse.
In ambito nazionale, infine, l’assistenza per lo scambio di informazioni tra le autorità competenti degli Stati membri dell’Unione è regolata dall’articolo 31-bis del Dpr 600/1973, che prevede, tra l’altro, che l’Amministrazione finanziaria può autorizzare la presenza negli uffici e la partecipazione alle indagini amministrative di funzionari delle Amministrazioni fiscali degli altri Stati membri dell’Unione europea: a quest’ultimi è consentito interrogare i soggetti sottoposti al controllo ed esaminare la relativa documentazione alla presenza dei funzionari dell’Amministrazione finanziaria che esercitano il coordinamento delle indagini amministrative, a condizione di reciprocità e previo accordo tra l’autorità richiedente e quella interpellata. A loro volta, i funzionari dell’Amministrazione finanziaria utilizzano direttamente le informazioni raccolte durante le indagini svolte all’estero.
 
Academic evaluation
All’incontro odierno hanno partecipato anche personalità del mondo accademico, come i professori Adriano Di Pietro e Giangiacomo D’Angelo, dell’Università di Bologna e il professor Ekkehart Reimer, dell’Università di Heidelberg, a cui è stato richiesto un apprezzamento del progetto e, in particolare, una valutazione delle procedure seguite.
Il professor Di Pietro ha sottolineato come tale iniziativa di joint audit contribuisca a ridurre le distanze tra l’economia ormai globale e i controlli fiscali che normalmente si fermano ai confini nazionali. Ha poi auspicato che, per questa via, in un prossimo futuro, si gettino le basi per creare anche un accertamento impositivo che possa essere riconosciuto dalle autorità fiscali straniere.
Ekkehart Reimer, parlando delle criticità riscontrate nell’analisi del procedimento, ha evidenziato il limite della normativa italiana nella parte in cui, a differenza di quanto avviene nella regolamentazione tedesca, nelle rettifiche di transfer pricing non è consentito all’Amministrazione fiscale effettuare una variazione in diminuzione del reddito, se non in esecuzione delle mutual agreement procedure.
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