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Attualità

Quando il gioco si fa duro...

A strategie e tecniche illegali sofisticate si risponde con vigore. Il ruolo dei media per educare i cittadini e isolare i cattivi contribuenti

L’evasione fiscale, si sa, è un fenomeno esteso, un’emergenza comune a tutti i Paesi del mondo, perché sottrae risorse alla collettività, danneggia i cittadini onesti che sono costretti a pagare più tasse e, suo malgrado, trasforma il fisco, di per sè principio forte di democrazia reale, in uno strumento iniquo. Nel numero di oggi un focus per illustrare come viene condotta negli altri Paesi la lotta all’evasione fiscale. Fatte queste premesse, risulta evidente come le Amministrazioni fiscali non possano accontentarsi delle tradizionali e consolidate forme di lotta all’evasione, e quanto sia invece necessario studiare e intraprendere nuove strategie di contrasto, capaci di avere la meglio su sofisticate tecniche e complessi meccanismi che alimentano l’illegalità.
Così, a supporto di massicce campagne operative, cioè condotte sul campo, e campagne informative, cioè condotte tramite i media, campagne espressamente mirate alla lotta contro l’evasione fiscale, è sempre più frequente e determinante l’uso di strumenti informatici di ultima generazione (intelligence) e di mezzi di comunicazione fortemente "persuasivi", che funzionino da un lato come deterrente e dall’altro come sistemi concreti di indagine fiscale.
Si va, per esempio, dal controllo di tutte le transazioni finanziarie e pertanto anche dei conti correnti personali, come avviene nel Regno Unito e negli Stati Uniti d’America, alla pubblicazione on-line dei nomi e dei cognomi degli evasori. Questa forma di "gogna" elettronica per i cattivi contribuenti inventata dall’Irlanda si sta diffondendo sempre più negli Stati Usa, fra i quali recentemente si è aggiunta persino la California di Schwarzenegger.

Task force e software
Alcuni Stati, inoltre, hanno ritenuto opportuno organizzare apposite task force specializzate, totalmente dedicate all’analisi dei fenomeni evasivi e dei mezzi per combatterli.
E’ il caso dell’Australia che nel 2004 ha avviato i lavori del Project Wickenby, organismo che raccoglie 350 tra funzionari, dirigenti e ispettori delle varie Amministrazioni fiscali e permette uno scambio proficuo di informazioni per una più incisiva azione di contrasto.
Anche nelle Filippine è stata creata una squadra di esperti che, con l’aiuto di un software di business intelligence (BI), riesce ad analizzare i dati dei contribuenti in maniera automatizzata, individuando discrepanze nelle dichiarazioni e in altri documenti fiscali.
Recentemente il Regno Unito, le cui autorità fiscali hanno come si è visto ampie possibilità di manovra, ha sperimentato il tax robot, uno strumento avanzato che individua, filtra e seleziona i siti web che alimentano il business dell’e-commerce e che vengono utilizzati per evadere l’Iva; con questo strumento, soltanto nel 2005, si è recuperato oltre 1 miliardo di sterline, circa 1,4 miliardi di euro.
La Law for tax honesty germanica (2005) ha previsto l’uso di un sofisticato sistema informatico, prima impiegato unicamente nella lotta al riciclaggio di denaro "sporco", per controllare le risorse bancarie e finanziarie dei contribuenti sospetti.
Nella regione del Quebec canadese è stato invece creato un ufficio ad hoc, dotato di ampi poteri e dedicato esclusivamente alla lotta all’evasione: il Blef (Bureau de la lutte contre l’evasion fiscale), che coordina le strategie d’intervento dell’Agenzia tributaria e implementa le misure di contrasto.

La guerra attraverso i media
In altri Paesi si sono sfruttate poi le potenzialità dei mezzi di comunicazione di massa, di comunicazione "punto a punto", dei servizi tecnologici più diffusi, soprattutto in certe fasce della popolazione: si tratta di spot radio-televisivi, o di sms inviati ai cellulari, o ancora nella divulgazione attraverso i canali della pubblicità di numeri verdi specializzati nella caccia all’evasore. I riscontri, pare, vanno oltre le previsioni.
Il ministro delle Finanze di New Delhi, per esempio, raggiunge uno per uno e direttamente i "suoi" contribuenti, appena 3 indiani su 100 pagano le tasse, avendo promosso un’iniziativa che si basa sull’invio di testi via sms ai cellulari: i messaggi hanno lo scopo di sensibilizzare i cittadini sulle tematiche fiscali, sottolineando soprattutto i vantaggi che si ottengono a essere in regola con la legge e descrivendo i pericoli che si corrono vivendo nell’illegalità.
Nel Regno Unito è stata realizzata una campagna pubblicitaria costata oltre 2,5 milioni di euro. Spot in onda su radio e tv, inserzioni sulla carta stampata, per chiamare i cittadini britannici a pagare le tasse, ma soprattutto per invitarli a digitare un numero telefonico: si accede così a una speciale casella nella quale, in forma totalmente anonima, si può denunciare l’"evasore della porta accanto", rivelare cioè al fisco il nome e il cognome di chi si ritiene non faccia il suo dovere di contribuente.

La "gogna" on-line
I risultati ottenuti in Irlanda con la tecnica del name and shame (nome e vergogna), sono andati ben oltre le previsioni: la pubblicazione sul sito web dell’Agenzia fiscale di nomi e cognomi degli evasori conclamati (sia contribuenti individuali che aziende) con indicazione dell’indirizzo, dell’attività svolta, delle tasse di cui sono debitori e delle sanzioni da pagare, ha portato in soli tre mesi, da aprile a giugno 2006, alla vera e propria denuncia pubblica di 179 evasori, per un valore totale di somme dovute all’erario di 31,42 milioni di euro. Il sistema ha consentito pertanto di conoscere la professione di questi 179 "colti sul fatto": 33, per esempio, sono capi d’azienda (oltre 11 milioni complessivi di euro evasi), 15 commercianti (evasione media pro-capite di 170mila euro).
Chi non paga le tasse, dunque, prima o poi rischia di vedere pubblicato il proprio nome on-line: la "gogna elettronica" (la famosa DelinqNet, Lista pubblica di contribuenti criminali) è risultata un ottimo deterrente contro l’evasione, perché rovina la reputazione del debitore, arrecandogli un danno sociale, e per questo viene adottata da sempre più numerosi Stati Usa, dopo il Minnesota e l’Indiana che hanno fatto da apripista e dal 2005 anche dalla Cina.

Prevenzione e informazione
La Spagna ha realizzato invece il Piano di prevenzione alla frode fiscale, che prevede oltre 300 misure, tra le quali l’innalzamento dei livelli di verifica fiscale e l’accesso a varie banche dati; con questi interventi, soltanto nei primi sei mesi del 2006, l’Agenzia tributaria spagnola (Aeat) ha registrato un incremento del 18 per cento di entrate, equivalente a 2,5 miliardi di euro. Questo dato si inserisce nell’ambito della politica di inasprimento dei controlli nel settore immobiliare (quasi 2mila contribuenti coinvolti finora) e della maggiore collaborazione dei notai e degli altri professionisti per l’accesso alle informazioni in loro possesso.
Anche la Francia ha preparato una serie di misure (30) volte a instaurare un dialogo diretto e improntato alla chiarezza con i suoi contribuenti. Fra le novità più significative c’è la Charte des droits et obligations du contribuable verifiè, una Guida pratica ai diritti e ai doveri del contribuente, che viene consegnata insieme con la notifica dell’avviso di accertamento, allo scopo di riassumere e di spiegare le regole direttamente al contribuente. L’opuscolo è un utile e pratico strumento pensato dall’Amministrazione tributaria proprio per anticipare ai cittadini le noie cui possono andare incontro se non si adeguano in tempo e in maniera corretta agli obblighi fiscali, decisamente semplificati, dopo l’entrata in vigore, nel 2005, dell’Ordonnance n. 1512, che ha semplificato il sistema fiscale francese, con l’abrogazione di circa 50 articoli del codice tributario.
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