Articolo pubblicato su FiscoOggi (https://fiscooggi.it/)

Attualità

Il fumo fa male… anche al portafoglio

In Europa nei prossimi cinque anni il cosiddetto “viziaccio” sarà progressivamente sempre più caro per il portafoglio del consumatore

La proposta del Commissario europeo per la fiscalità e l’Unione doganale, Làszlò Kovàcs, porterà le accise a un minimo del 63 per cento del costo, corrispondente a un minimo di 90 euro per mille sigarette, con aumenti progressivi. "Secondo la Banca mondiale, l’aumento dei prezzi del tabacco è il mezzo più giusto per prevenire il tabagismo” ha affermato Làszló Kovàcs, commissario europeo della Fiscalità e dell’unione doganale, nel corso della riunione della Commissione europea che si è tenuta ieri a Bruxelles. Il tema della lotta al consumo di tabacco è stato al centro dell’attenzione dei commissari europei che hanno esaminato la proposta di Kovàcs di rimodulare e uniformare le accise sui tabacchi in tutti i Paesi dell’Unione, aumentando gradualmente la tassazione nei prossimi cinque anni, con lo scopo di ridurre i danni del fumo di almeno il 10% entro il 2014.

La proposta Kovacs nel dettaglio
Attualmente, il sistema prevede che su ogni pacchetto di 20 sigarette sia calcolata un’accisa di almeno il 57% del prezzo, ovvero ogni mille sigarette un minimo di 64 euro. La proposta del Commissario ungherese porterà le accise a un minimo del 63 per cento del costo, corrispondente a un minimo di 90 euro per mille sigarette, con aumenti progressivi per cinque anni. La strategia proposta mira, non soltanto alla dissuasione del consumo di tabacco, ma anche a diminuire le differenze nei livelli dei prezzi all’interno della Ue, aiutare la lotta al contrabbando ed evitare il cosiddetto shopping di frontiera.

Le differenze di prezzo tra vecchi Stati e nuovi Stati membri
Oggi, i prezzi delle sigarette sono talmente diversi, nei vari Paesi dell’Unione, che raggiunge a volte una differenza di quasi il 600%! Come, ad esempio, fra gli 8,12 euro della Gran Bretagna e l’1,19 euro della Lettonia, lo Stato europeo dove il fumo è più economico. In verità, tutti i Paesi dell’Est, neo-europei, vendono fumo a prezzi inferiori rispetto al resto dell’Unione. In Polonia ad esempio, un pacchetto di sigarette costa 1,55 euro, mentre in Italia, per fumare si spendono 3,50 euro. Anche la tassazione è diversa nei vari Stati membri. Le “bionde" più tassate sono sempre quelle inglesi, con accise di 5 euro circa, quelle francesi, svedesi e irlandesi. Mentre le meno tassate sono le polacche, 1 euro circa, e le lettoni che non vanno oltre gli 89 centesimi di euro. In Italia, l’accisa ammonta a 2 euro.

La relazione di Kovacs nel dettaglio
Nella sua relazione, il Commissario Kovàcs sottolinea come il sistema di tassazione, basato sul prezzo “popolare” della marca di sigarette “popolari”, attuato da oltre trent’anni, è ormai obsoleto. Esso prevede che le accise non superino il 100 per cento del prezzo della marca “nazionale”. Per il futuro, invece, si auspica per i Paesi dell’Ue una maggiore flessibilità del sistema fiscale del tabacco e, per tutte le marche di sigarette, si allargherà la fascia della componente specifica dell’imposta di fabbricazione da 5-55% a 10-75%.“Le tasse sul resto del tabacco – ha riferito ancora Kovàcs – sono più deboli rispetto a quelle delle sigarette, ma entrambi i prodotti sono dannosi per la salute”. Infatti, le multinazionali del tabacco, per aggirare la tassazione più alta, hanno notevolmente incrementato l’incentivazione al consumo alternativo alle sigarette, con la produzione di sigari e cigarillos offrendo prodotti nuovi e gusti innovativi. È di ieri la notizia che un’indagine della Harvad School of Public Health di Boston ha rivelato come il mentolo, ad esempio, serva per mascherare il sapore amaro e sgradevole del tabacco e rendere il fumo più piacevole agli adolescenti, per incrementare il pubblico dei consumatori. La proposta, quindi, comprende anche un’analoga tassazione degli altri tipi di tabacco (sigari, tabacco da pipa e tabacco sfuso per sigarette fatte in casa) che sarà equiparata a quella delle sigarette. Tutto quanto è emerso dalla riunione di Bruxelles farà scattare inevitabilmente un incremento dei costi a scapito delle tasche dei fumatori incalliti.

Le conseguenze sui singoli Stati
È stato calcolato che l’Italia dovrà aumentare i prezzi del 18,8%, la Spagna del 17,9%, il Lussemburgo del 25,4% e il Belgio del 8,3%. Uno sforzo maggiore sarà richiesto ai Paesi dell’Est che hanno attualmente livelli molto bassi. Così, il Paese natale del relatore europeo, l’Ungheria, dovrà aumentare i prezzi di oltre il 30%, la Bulgaria del 36% e la Polonia del 46,8%.
URL: https://www.fiscooggi.it/rubrica/attualita/articolo/fumo-fa-male-anche-al-portafoglio