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Attualità

104, 113 e 112 un terno che vale un Natale... fiscale

Sono i giorni necessari ai contribuenti di Svizzera, Usa e Australia per saldare il conto con l'erario e iniziare a lavorare per se stessi

Nel 2008 singolari anche le performance messe a segno da Israele e Sud Africa dove il Tfd si sta imponendo congiuntamente alla crescita dell’economia del Paese. I lavoratori sudafricani devolveranno all’erario 132 delle loro giornate di lavoro. Con l’arrivo dell’estate anche il fisco va in vacanza. Scatta infatti, nella maggior parte dei Paesi, l’appuntamento oramai tradizionale, in alcuni casi perfino popolare, con il tax freedom day (TFD), ovvero il giorno dell’anno in cui il contribuente medio termina di lavorare per pagare imposte e tasse e inizia a lavorare per sè e per la propria famiglia, indirizzando i guadagni sui capitoli del tempo libero, degli svaghi e su quello del risparmio. A tutti gli effetti una sorta di "Natale del contribuente" che, dopo aver elargito doni copiosi all’erario nel corso dell’anno, inizia a riscuotere i crediti maturati.Sul podio più alto la Svizzera Anche nel 2008, come già verificatosi nel triennio passato, è la Svizzera a occupare il vertice nella classifica dei giorni di lavoro che i contribuenti impiegano per versare imposte, tasse e tributi, quietando le ansie dei rispettivi erari nazionali. Infatti sono state 104 le giornate trascorse in ufficio riservate a saldare i conti con il Fisco nell’anno in corso. A partire dal 14 di aprile i contribuenti elvetici hanno iniziato a lavorare esclusivamente per arricchire e rafforzare i bilanci personali e quelli delle rispettive famiglie, oltre che delle aziende, nel caso di imprenditori. In realtà, non tutti i cittadini svizzeri sembrano condividere la scelta del 14 aprile. E questo, alla luce del numero elevato di miliardari stranieri che versano una quota piuttosto modesta, se non irrisoria, d’imposte agli erari locali e cantonali, esibendo però ricchi patrimoni e guadagni a sei zeri. Il risultato, secondo molti osservatori, è che una tale differenziazione nel trattamento fiscale in realtà genera uno squilibrio nella definizione d’un valore medio, come quello legato all’elaborazione del Tfd. Il risultato è che ad essere penalizzati sono i residenti che, a tutti gli effetti, impiegano un numero di giornate lavorative superiore alle 104 stimate per chiudere la partita con il fisco.      

                                                   
Il giro del mondo sul Tax-freedom Day Express






Il Tax Freedom Day (TFD) Paese per Paese.
** Riguardo la Nuova Zelanda sono state inserite le stime originate da due diversi studi che nell’elaborazione dei dati disponibili hanno applicato diverse modalità di calcolo. India, Cina, Unione europea ed Eurolandia offrono il campo per analisi orientative al momento difficili da ricondurre ad un valore assoluto data l’eterogeneità dei dati disponibili e delle diverse norme che, introdotte recentemente, hanno determinato variazioni significative.
Fonte: A segCentre for Civil Society, Tax Foundation, Eesti Maksumaksjate Liit (Estonian Taxpayers Association,) Centre for Independent Studies, Free Market Foundation, Hungarian Central Statistic Institute, Staples Rodway, Institución Futuro, Nadácia F.A.Hayeka, Instituto Brasileiro de Planejamento Tributario, Lithuanian Free Market Institute, Adam Smith Institute, PricewaterhouseCoopers, Liberalni Institut, The Adriatic Institute for Public Policy, Fraser Institute, Free Society Institute, Centrum im. Adama Smitha, Bund der Steuerzahler, Contribuables associés, Skattebetalarna, Skattebetalerforeningen, Jerusalem Institute for Market Studies.

A seguire Australia e Stati Uniti

Alle spalle del contribuente elvetico, la seconda posizione spetta a quello australiano che, grazie a una serie di sconti fiscali significativi, introdotti soprattuto nell’anno in corso, e al taglio ripetuto delle tasse nel triennio passato, può ora archiviare la pratica con imposte, tasse e tributi a partire dal 22 aprile, ovvero dopo aver dedicato all’operazione i guadagni derivanti da 112 giornate trascorse sul luogo di lavoro. Uno scatto quello dei canguri, che ha permesso di dribblare e di lasciare indietro anche i contribuenti statunitensi, dove l’appuntamento con il tax freedom day si è consumato il 23 aprile scorso, una volta saldato il debito con il Fisco devolvendo all’erario i compensi corrispondenti a 113 giornate lavorative. Un miglioramento rispetto al 2007, ma non da essere celebrato viste le ragioni dell’arretramento delle richieste contabili dell’erario statunitense. Comunque il terzo posto è stato sufficiente per alimentare le invidie del contribuente londinese, costretto a osservare dal basso le performance fiscali del collega statunitense. Infatti, nel Regno Unito da almeno un decennio il divario temporale apertosi tra l’evento del tax freedom day festeggiato a Londra e quello atteso a Washington risulta incolmabile e difficile da arrestare. Quest’anno, per esempio, malgrado il lieve miglioramento ottenuto, i sudditi di Sua Maestà hanno dovuto attendere 153 giorni, in pratica il mese di giugno, per archiviare la pratica con il fisco. Mentre agli statunitensi è stato sufficiente aspettare l’ultima settimana di aprile. Insomma, una questione di calendario fiscale foriera di lunghe e dissacranti prese in giro, sempre in tema d’imposte s’intende.

Sud Africa a sorpresa nella hit del Tfd
I tempi cambiano, le posizioni mutano e le economie si modificano. Il risultato è che il Tfd sbarca nel 2008 sul continente africano, dove a raccoglierlo e a ospitarlo ci hanno pensato i contribuenti sudafricani. A loro la quarta posizione, proprio a ridosso del terzetto mitico, Svizzera, Australia e Stati Uniti, e per giunta prima del Regno Unito. In totale i lavoratori sudafricani devolveranno all’erario 132 delle loro giornate di lavoro. Un passo avanti, basti pensare che nel 2000 uno dei problemi principali che assillavano i responsabili dell’economia a Città del Capo era come raggranellare le risorse necessarie per far andare avanti la macchina dello Stato. Oggi invece esiste un sistema fiscale saldo, che necessita di aggiustamenti ma che appare sufficientemente ridisegnato in chiave moderna, tanto da poter stimolare il calcolo del tax freedom day. Quando sarà possibile ripetere la stessa operazione in Paesi come Sudan, Congo, Burundi e Mauritania, allora sarà possibile misurare anche il passo in avanti realizzato dell’intera economia dell’Africa. Chissà che in futuro il TFD non entri a far parte degli indici di sviluppo utili a misurare il progresso dei singoli Paesi.

E in Israele il Tfd migliora a tempi da record
Ma la curiosità più intrigante la riserva Israele, Paese in cui, pur in assenza di tagli delle imposte o di boom schiaccianti del Pil nazionale, il TFD nel 2008 ha anticipato la sua scadenza rispetto al 2007 di ben 17 giorni. È stato infatti festeggiato il 15 luglio mentre l’anno passato si era dovuto attendere fino ai primi di agosto. Un dato che conferma la singolarità di Israele, un Paese di confine, sommerso da conflitti potenziali e reali che si manifestano con cadenza quotidiana, eppure, nonostante la sua sia una economia da trincea il numero dei giorni consacrati agli obblighi fiscali è sceso nell’anno in corso segnando un risultato da primato che non trova riscontri nella storia del Tfd mondiale. L’arretramento infatti è stato di ben 17 giorni, passando da 213 agli attuali 196. Una performance da primato.

Cina e India dove il Tfd bussa nel mese di marzo
Difficili stime anche azzardate su Paesi come India e Cina. Per due ordini di problemi: innanzitutto, non si conosce il numero reale dei contribuenti interessati, mancanza questa ben nota soprattutto in India, dove soltanto 12 milioni di contribuenti risultano correttamente registrati sui file del Fisco. In secondo luogo, pur avanzando ipotesi sui soggetti potenzialmente interessati, è sulla grandezza del Pil e delle entrate fiscali che si manifestano problemi per eseguire una corretta misurazione dotata dei crismi minimi di attendibilità. Il risultato è che sul piano orientativo, mentre nei Paesi ricchi in genere il tax freedom day è correlato al calendario estivo e con quello primaverile, esclusi naturalmente i paradisi fiscali, riguardo i Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo l’indice del Tfd tende a comparire nei primi mesi dell’anno, in pratica in apertura di calendario. Tendenza questa che anche nel 2008 è stata confermata.
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